Le vetrine spariscono ma è boom di consegne eCommerce. Nel 2024 Confesercenti stima oltre 84mila consegne di pacchi ogni ora, a Bergamo poco più di 1500 ogni ora. Ma con lo spostamento degli acquisti verso le piattaforme online internazionali migra anche la ricchezza dei territori: persi a livello nazionale 5,2 miliardi di tasse dal 2014 ad oggi.
Le vetrine continuano a spostarsi dalla strada alla rete, ma il risultato nuoce ai comuni. Nei primi tre mesi del 2024 nella provincia di Bergamo sono scomparse 116 imprese del commercio al dettaglio per una media di quasi 9 negozi in meno ogni settimana. Un crollo cui corrisponde la crescita inarrestabile degli acquisti online: secondo le stime di Confesercenti lieviteranno del +13% nel corso del 2024, generando quasi 13 milioni e 700 mila spedizioni ai clienti bergamaschi, in media circa 1.570 consegne di pacchi all’ora.
Tra chiusure e mancate aperture, il numero di negozi di vicinato al servizio della comunità bergamasca è calato in maniera costante dal 2017 in poi. Erano 9.006 a fine 2023, sono 8.890 al primo trimestre 2024 (Dati Unioncamere). A queste si devono aggiungere le 2760 attività del commercio ambulante (Dati Camera di Commercio Bergamo). In media resistono attualmente 10 imprese ogni mille abitanti.
Se le vetrine scompaiono – e con loro il servizio sul territorio per i cittadini – le consegne di acquisti online, invece, fanno boom. Secondo le stime di Confesercenti, infatti, quest’anno dovrebbero arrivare a 734 milioni a livello nazionale, di cui oltre un terzo nelle tre regioni più interessate: Lombardia (oltre 124 milioni di consegne in tutto), Lazio (71 milioni circa) e Campania (69,6 milioni).
Con la riduzione dei negozi, si riduce anche la base imponibile per il fisco. Secondo le stime di Confesercenti, dal 2014 ad oggi il tessuto commerciale italiano ha perso oltre 92mila imprese. E con loro, l’Irpef, la tari, e gli altri tributi – dall’occupazione suolo pubblico alla pubblicità – solitamente pagati dai negozi. In media, la desertificazione commerciale ha portato ad una perdita cumulata di 5,2 miliardi di euro di tasse negli ultimi dieci anni. A perderci sono soprattutto fisco centrale ed enti locali. Del gettito sfumato, infatti, il 17,4% – 910 milioni di euro – sarebbe stato di IMU, il 12,6% – o 660 milioni di euro – di TARI, il 42,7% (2,24 miliardi) di Irpef, cui si aggiungono 223 milioni (il 4,3%) di addizionale regionale e comunale Irpef, 700 milioni di euro di Irap (il 13,4%) e infine 510 milioni di euro di altri tributi comunali (9,7% del totale).
Anche per questo Confesercenti Bergamo sostiene in Regione Lombardia la definizione di una legge regionale che chiede di trattare le logistiche alla pari della Grande Distribuzione Organizzata (GDO).
«Il Progetto di legge pone le basi per un processo di pianificazione e valutazione più strutturato per gli insediamenti logistici di rilevanza sovracomunale; l’obiettivo di armonizzare la pianificazione urbanistica a livello sovracomunale e tutelare ambiente e salute è condivisibile – spiega Filippo Caselli, Direttore di Confesercenti Bergamo. – Tuttavia sarà importante garantire che i criteri per la definizione degli ambiti territoriali idonei e la procedura di valutazione degli interventi tengano in considerazione gli effetti della logistica quando è al servizio del commercio elettronico. Il commercio elettronico porta con sé molte opportunità, ma anche molti aspetti problematici se non opportunamente governate anche a livello territoriale. Oltre al mancato gettito fiscale dovuto alla scomparsa dei negozi, c’è un tema ambientale, perchè un elevato numero di consegne contribuisce all’inquinamento atmosferico e alle emissioni di CO2, specialmente nelle aree urbane densamente popolate. È quindi necessario per noi che l’efficienza e la comodità delle consegne venga bilanciata con interventi di sostenibilità ambientale e di supporto al commercio locale».