Confesercenti: pochi aiuti dal decreto Sostegni ter, timore per chiusure e licenziamenti tra le imprese del settore turistico. Parlano Assoviaggi, Federagit e Aigo.
A livello nazionale, le associazioni del turismo unite lo hanno già dichiarato in un comunicato congiunto: le promesse fatte dal ministro Massimo Garavaglia sono andate deluse e il timore è quello di nuove chiusure. Il settore turistico auspicava che all’interno del decreto Sostegni ter ci fosse una proroga della cassa Covid, mentre il Governo ha scelto di mettere a disposizione delle imprese in crisi gli strumenti ordinari che sono stati oggetto di riforma, con la sola esenzione sul contributo addizionale a carico dei datori di lavoro. Una soluzione contestata dalle associazioni del settore, che sottolineano come le procedure legate agli ammortizzatori ordinari previsti dal decreto sono molto più lunghe e complesse di quelle della cassa Covid e le imprese e i lavoratori del turismo organizzato – che hanno già esaurito la fruizione dei periodi concessi al 31 dicembre 2021 – non possono più permettersi di attendere tempi lunghi e incerti. Le aziende saranno quindi costrette a licenziare a breve migliaia di lavoratori. Sui sostegni economici destinati dal decreto al settore, l’incremento del Fondo Unico per il turismo da 120 a 220 milioni risulta irrisorio, vista l’ampia platea di beneficiari a cui è rivolto lo strumento (strutture ricettive, agenzie di animazione, guide e accompagnatori turistici, imprese di trasporto turistico, agenzie di viaggio, tour operator). Tour Operator e Agenzie di Viaggi sono aziende ancora ferme per via di un decreto – risalente a marzo 2020 – che impone il divieto di spostamento per motivi di turismo verso molti Paesi esteri. A fronte di tale divieto era atteso un indennizzo specifico stimato dalle Associazioni coinvolte in almeno 500 milioni di euro per i danni subiti nel 2021, non ancora ristorati da alcun provvedimento. Il mancato prolungamento della moratoria sui finanziamenti, mutui e prestiti, inoltre, sta già lasciando dei caduti sul campo e molte di più saranno le imprese che subiranno pesanti conseguenze fino alla definitiva chiusura, se non si interverrà in modo mirato. In Italia il comparto conta 13.000 imprese che nel 2019 fatturavano 13,3 miliardi di euro. Nel 2020 il fatturato è sceso a 3,1 miliardi, con una perdita rispetto al 2019 pari al 76,69%, mentre nel 2021 si è attestato intorno a 2,5 miliardi, facendo registrare una perdita ancora più significativa rispetto al 2019 (81,20%). «In questo caso si può dire che i dati nazionali corrispondono a quelli locali – commenta Matteo Marcassoli, presidente di Assoviaggi Confesercenti Bergamo, – anche se non mi sento di dire che i ristori non sono arrivati, piuttosto che sono insufficienti per sostenere una vera ripartenza. Nel 2021 le agenzie di viaggio hanno cercato di restare in piedi con le loro forze, ma se il 10% delle agenzie viaggio di Bergamo e provincia ha già chiuso, è possibile che un altro 10% chiuderà nel 2022 senza una reale ripresa del mercato, mentre chi è più strutturato ridurrà il personale. A pesare – conclude Marcassoli, – è anche il caro bollette e l’arrivo di spese che non sono preventivate in un momento di scarsa liquidità». Una situazione simile è quella delle guide turistiche bergamasche, come racconta Sara Cologni di Federagit Confesercenti: «Se nel 2020 noi guide turistiche avevamo subìto un colpo così pesante con la perdita del 99% del lavoro, quantomeno avevamo ricevuto sostegni più “adeguati” per aiutarci a superare l’anno pagando contributi previdenziali, quote associative e spese di tenuta contabilità a prezzo pieno. Nel 2021 i sostegni che ci sono stati destinati, si sono ridotti, forse perché qualcuno ha peccato di ottimismo nei nostri confronti. A Bergamo si sono visti diversi turisti nelle piazze, le vie, i ristoranti, le gelaterie, i bar, ma sono gran pochi quelli che hanno richiesto il servizio guida della città. Quindi quando guardiamo ai dati sul turismo che è ripartito, forse occorre farlo con maggiore attenzione per mettere a fuoco chi veramente è riuscito a ripartire». Paolo Prestini, presidente dell’associazione “Bergamo B&B” aderente ad Aigo Confesercenti aggiunge: «In questi ultimi due mesi non c’è in giro nessuno e finché le norme non saranno più chiare e meno stringenti temo che resterà così. Lo scorso anno si è lavorato da giugno a dicembre (ma con listino prezzi più bassi e quindi con redditività inferiore), quest’anno si rischia di fare lo stesso se non tornano i voli e i turisti. Nel frattempo all’appello mancano diversi ristori tra quelli promessi ma, – conclude, – le strutture stanno provando a resistere. Erano più di 800 strutture ricettive extralberghiere in città prima del Covid e secondo i dati che abbiamo il numero è calato a poco più di 700!».
Bando: formare per assumere

Con decreto n. 9190 del 6 luglio 2021, Regione Lombardia ha deliberato lo stanziamento di € 15.000.000,00 per l’avvio del bando “Formare per assumere“, che si propone di superare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, permettendo alle imprese di colmare il gap di profili e competenze in fase di assunzione, attraverso il finanziamento di percorsi formativi abbinati ad incentivi occupazionali. CHI PUO’ PARTECIPARE Aziende con unità produttiva/sede operativa ubicata sul territorio di Regione Lombardia Sono esclusi dal presente Avviso: -i soggetti iscritti all’Albo regionale degli operatori accreditati per i servizi di formazione e lavoro -i datori di lavoro che svolgono attività primaria di cui ai seguenti codici ATECO: 96.04.1 – 96.04.10; 92.00.01 – 92.00.02 – 92.00.09; 47.78.94 DESTINATARI Lavoratori che prima dell’assunzione risultavano privi di impiego (di tipo subordinato o parasubordinato) da almeno 30 giorni. Sono ammessi all’incentivo i contratti di lavoro sottoscritti a partire dal 08/07/2021 L’agevolazione non è ammissibile nei seguenti casi: per l’assunzione di un lavoratore che ha una misura regionale di politica attiva (nell’ambito di Dote Unica Lavoro, Garanzia Giovani o Azioni di Rete per il Lavoro) in corso al momento dell’assunzione, oppure conclusa nei 180 giorni precedenti la data di assunzione; se, per lo stesso lavoratore, al beneficiario è stata già concessa un’agevolazione nell’ambito dei seguenti bandi: Ricetta lavoro/Incentivi assunzionali, Formazione continua – Fase VI. AGEVOLAZIONI RICHIESTE Voucher per la formazione: fino un valore massimo di € 3.000 per ciascun lavoratore assunto, a fronte del servizio fruito ed erogato da un soggetto accreditato ai servizi di formazione Voucher per i servizi di ricerca e selezione: l’azienda può accedere ad un voucher per servizi esterni di ricerca e selezione erogati da un soggetto accreditato ai servizi di formazione fino un valore massimo di € 500 per ciascuna assunzione. incentivo occupazionale: è condizionato alla realizzazione di un percorso formativo ed è differenziato in base alla difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro, come segue: Lavoratori fino a 54 anni: € 4.000 Lavoratrici fino a 54 anni: € 6.000 Lavoratori a partire da 55 anni: € 6.000 Lavoratrici a partire da 55 anni: € 8.000 A tali importi si aggiunge un ulteriore valore di € 1.000 se l’assunzione viene effettuata da un datore di lavoro con meno di 50 dipendenti. I contratti di lavoro subordinato ammissibili devono avere abbiano le seguenti caratteristiche: a tempo indeterminato, a tempo determinato di almeno 12 mesi, anche in apprendistato, incluse le proroghe e le trasformazioni di contratti avviati dopo la pubblicazione dell’Avviso a tempo pieno, a tempo parziale (di almeno 20 ore settimanali medie). COME PARTECIPARE Si presenta la domanda di contributo attraverso il sistema informativo Bandi Online, a sportello fino ad esaurimento risorse. Per poter accedere al contributo, l’azienda deve avere già assunto il destinatario e provvedere alla sua formazione, prima o dopo l’assunzione, avvalendosi di un operatore esterno. CHI CONTATTARE PER ACCEDERE AL BANDO Cescot, l’ente di formazione dell’associazione di categoria. Tel. 035/4207359 riferimento diretto Pamela Paleni: p.paleni@conf.bg.it Richiesta di contatto
Decreto Sostegni ter: le misure di aiuto per le imprese

Ė stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 21 del 27 gennaio 2022 il decreto Sostegni ter (D.L. n. 4/2022), recante “Misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all’emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico”. Si evidenzia che lo stesso è in corso di conversione in Legge e le relative disposizioni sono quindi suscettibili di modifiche e/o integrazioni. CONTRIBUTI A FONDO PERDUTO FONDO E CONTRIBUTO PER IL RILANCIO DELLE ATTIVITÀ ECONOMICHE DI COMMERCIO AL DETTAGLIO All’art. 2 del Decreto è introdotto, nello stato di previsione del MISE, un fondo denominato “Fondo per il rilancio delle attività economiche”, con una dotazione pari a 200 milioni di euro, finalizzato alla concessione di aiuti sotto forma di contributo a sostegno del comparto del commercio al dettaglio. In particolare, i predetti contributi sono destinati ai soggetti che svolgono in via prevalente le attività di commercio al dettaglio identificate dai seguenti codici ATECO: 47.19 – “Commercio al dettaglio in altri esercizi non specializzati”; 47.30 – “Commercio al dettaglio di carburante per autotrazione”; 47.43 – “Commercio al dettaglio di apparecchi audio e video in esercizi specializzati”; 47.5 -“Commercio al dettaglio di altri prodotti per uso domestico in esercizi specializzati”; 47.6 – “Commercio al dettaglio di articoli culturali e ricreativi in esercizi specializzati”; 47.71 – “Commercio al dettaglio di articoli di abbigliamento in esercizi specializzati”; 47.72 – “Commercio al dettaglio di calzature e articoli in pelle in esercizi specializzati; 47.75 – “Commercio al dettaglio di articoli di profumeria, prodotti per toletta e per l’igiene personale; 47.76 – “Commercio al dettaglio di fiori, piante, semi, fertilizzanti, animali domestici e alimenti per animali domestici in esercizi specializzati”; 47.77 – “Commercio al dettaglio di orologi, articoli di gioielleria e argenteria; 47.78 – “Commercio al dettaglio di altri prodotti (esclusi quelli di seconda mano) in esercizi specializzati”; 47.79 – “Commercio al dettaglio di mobili usati e oggetti di antiquariato”; 47.82 – “Commercio al dettaglio ambulante di prodotti tessili, abbigliamento, calzature e pelletterie”; 47.89 – “Commercio al dettaglio ambulante di chincaglieria e bigiotteria”; 47.99 – “Altro commercio al dettaglio al di fuori di negozi, banchi o mercati”. Al riguardo, tra i requisiti necessari per l’accesso a beneficio, è previsto che i predetti soggetti: presentino un ammontare di ricavi riferito al 2019 non superiore a 2 milioni di euro; abbiano subito una riduzione del fatturato nel 2021 di almeno il 30% rispetto al 2019 (ai fini della quantificazione della riduzione del fatturato rilevano i ricavi di cui all’art. 85, c. 1, lett. a) e b), del TUIR); abbiano sede legale od operativa nel territorio dello Stato; risultino regolarmente costituite, iscritte e “attive” nel Registro imprese; non risultino in liquidazione volontaria o sottoposte a procedure concorsuali; non risultino già in difficoltà al 31 dicembre 2019, come da definizione stabilita dall’articolo 2, punto 18, del regolamento (UE) n. 651/2014 della Commissione, del 17 giugno 2014, fatte salve le eccezioni previste dalla disciplina europea di riferimento in materia di aiuti Stato; non risultino destinatarie di sanzioni interdittive ai sensi dell’art. 9, c. 2, lett. d), D.Lgs. n. 231/2001. Stante quanto scritto, la norma prevede che il contributo spettante sia determinato applicando alla differenza tra l’ammontare medio mensile dei ricavi relativi al periodo d’imposta 2021 e l’ammontare medio mensile dei medesimi ricavi riferiti al periodo d’imposta 2019, le seguenti percentuali: 60%, per i soggetti con ricavi relativi al periodo d’imposta 2019 fino a 400 mila euro; 50%, per i soggetti con ricavi relativi al periodo d’imposta 2019 compresi tra 400 mila euro e un milione di euro; 40%, per i soggetti con ricavi relativi al periodo d’imposta 2019 compresi tra un milione di euro e due milioni di euro. Con riferimento alle modalità per l’ottenimento del contributo è chiarito che i soggetti interessati dovranno presentare, esclusivamente in via telematica, un’istanza al MISE. Al riguardo, i termini, le modalità per l’invio delle predette istanze, le relative istruzioni operative ed ogni altro elemento attuativo della misura saranno definite con apposito provvedimento del MISE Infine, la norma chiarisce che: qualora le risorse stanziate in tale ambito non siano sufficienti a soddisfare le richieste pervenute e ammissibili il MISE provvederà a ridurre proporzionalmente il contributo sulla base delle risorse disponibili e del numero di istanze ammissibili; i contributi saranno concessi nel rispetto dei limiti e delle condizioni previsti dalla Sezione 3.1 del Temporay Framework, o, successivamente al periodo di vigenza dello stesso, del regime “de minimis” di cui al regolamento (UE) n. 1407/2013. FONDO E CONTRIBUTO PER LE ATTIVITÀ DI ORGANIZZAZIONE DI FESTE E CERIMONIE All’art. 3, c.2 del Decreto, è previsto lo stanziamento di ulteriori 40 milioni di euro destinati alle imprese che svolgono le attività classificate con i seguenti codici ATECO: 96.09.05 – “Organizzazione di feste e cerimonie”; 56.10 – “Ristoranti e attività di ristorazione mobile”; 56.21 – “Fornitura di pasti preparati (catering per eventi)”; 56.30 – “Bar e altri esercizi simili senza cucina”; 93.11.2 – “Gestione di piscine”. In particolare, ai fini dell’accesso al contributo è previsto che i soggetti beneficiari presentino cumulativamente le seguenti caratteristiche: Aver registrato nell’anno 2021 una riduzione del fatturato di almeno il 40% rispetto al fatturato del 2019 (ai fini della quantificazione del fatturato, rilevano i ricavi di cui all’art. 85, c. 1, lett. a) e b), TUIR); aver registrato nel periodo d’imposta 2021, un peggioramento del risultato economico d’esercizio in misura pari o superiore al 30% rispetto al risultato economico d’esercizio relativo al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2019 (percentuale definita con il decreto del Ministro dell’economia e delle finanze 12 novembre 2021 relativo al contributo a fondo perduto perequativo, di cui all’art. 1, c. 19, D.L. n. 73/2021). Infine, si chiarisce che per le imprese costituite nel corso dell’anno 2020, la riduzione del fatturato è rapportata al periodo di attività del 2020 decorrente dalla data di costituzione e iscrizione nel registro delle imprese. Pertanto, dovrà essere preso in considerazione il fatturato registrato nel predetto periodo e il fatturato
Annullamento fiere, i rappresentanti di un settore in ginocchio incontrano il Prefetto Tra le richieste degli ambulanti la condivisione di decisioni con i comuni
Dopo quasi due anni di stop a fiere e mercatini, i rappresentanti delle associazioni ambulanti Fiva- Confcommercio e Anva- Confesercenti hanno incontrato questa mattina il Prefetto Enrico Ricci per portare sul tavolo le difficoltà di un settore che ha visto cancellare il 90% degli eventi in programma causa pandemia. L’incontro era stato fortemente richiesto dai rappresentanti di categoria che, con un’accorata lettera congiunta datata 20 gennaio, avevano richiesto un confronto urgente di fronte all’annullamento in via cautelare di molti comuni di manifestazioni per i prossimi mesi, da marzo a maggio, nonostante tali attività rientrino tra quelle previste- previa verifica del green pass rafforzato- dalle linee ministeriali. «L’incontro con il Prefetto ci ha consentito di porre attenzione sul settore e condividere le preoccupazioni di un comparto in forte difficoltà, che ha visto tanti operatori, anche di imprese storiche, gettare la spugna e cambiare lavoro– ha sottolineato Diego Pesenti, vicepresidente provinciale Fiva-Federazione Italiana Venditori su Area pubblica- . Purtroppo, salvo rare eccezioni di comuni con cui si sono condivise linee guida per il contenimento dei contagi per assicurare il prosieguo delle attività, assistiamo di continuo a provvedimenti di annullamento date, a volte anche amministrativamente disordinati: comunicazioni sul sito dei comuni, mail Pec agli operatori interessati e, addirittura, telefonate. Rincorrere le decisioni dei singoli comuni sta diventando davvero ingestibile». Antonio Caffi, presidente provinciale di Anva – Associazione del commercio su aree pubbliche, ha aggiunto: «È stato un confronto schietto e sincero durante il quale ci siamo rapportati anche sulle normative che, come abbiamo sempre ribadito, permettono il normale svolgimento delle fiere se si attivano i provvedimenti sulla sicurezza. Abbiamo recepito una vicinanza alla categoria dei fieristi e ringraziamo per l’attenzione rivoltaci, ora ci auguriamo di poter iniziare a dialogare con le amministrazioni comunali e trovare il coraggio e la volontà necessarie a far ripartire il settore». Tra le richieste portate avanti dalle associazioni, la condivisione delle decisioni con le associazioni rappresentanti di categoria al fine di mettere a punto un protocollo e modello organizzativo, nel rispetto delle normative vigenti. “Un confronto propedeutico e costruttivo porta ad una collaborazione fattiva, proficua per tutte le parti e soprattutto sicura per tutti” sottolineano gli operatori. Lettera alle autorità
Annullamento fiere: gli ambulanti dal Prefetto

Dopo quasi due anni di stop a fiere e mercatini, i rappresentanti delle associazioni ambulanti Fiva- Confcommercio e Anva- Confesercenti hanno incontrato questa mattina il Prefetto Enrico Ricci per portare sul tavolo le difficoltà di un settore che ha visto cancellare il 90% degli eventi in programma causa pandemia. L’incontro era stato fortemente richiesto dai rappresentanti di categoria che, con un’accorata lettera congiunta datata 20 gennaio, avevano richiesto un confronto urgente di fronte all’annullamento in via cautelare di molti comuni di manifestazioni per i prossimi mesi, da marzo a maggio, nonostante tali attività rientrino tra quelle previste– previa verifica del green pass rafforzato- dalle linee ministeriali. «L’incontro con il Prefetto ci ha consentito di porre attenzione sul settore e condividere le preoccupazioni di un comparto in forte difficoltà, che ha visto tanti operatori, anche di imprese storiche, gettare la spugna e cambiare lavoro- ha sottolineato Diego Pesenti, vicepresidente provinciale Fiva-Federazione Italiana Venditori su Area pubblica – . Purtroppo, salvo rare eccezioni di comuni con cui si sono condivise linee guida per il contenimento dei contagi per assicurare il prosieguo delle attività, assistiamo di continuo a provvedimenti di annullamento date, a volte anche amministrativamente disordinati: comunicazioni sul sito dei comuni, mail Pec agli operatori interessati e, addirittura, telefonate. Rincorrere le decisioni dei singoli comuni sta diventando davvero ingestibile». Antonio Caffi, presidente provinciale di Anva – Associazione del commercio su aree pubbliche, ha aggiunto: «È stato un confronto schietto e sincero durante il quale ci siamo rapportati anche sulle normative che, come abbiamo sempre ribadito, permettono il normale svolgimento delle fiere se si attivano i provvedimenti sulla sicurezza. Abbiamo recepito una vicinanza alla categoria dei fieristi e ringraziamo per l’attenzione rivoltaci, ora ci auguriamo di poter iniziare a dialogare con le amministrazioni comunali e trovare il coraggio e la volontà necessarie a far ripartire il settore». Tra le richieste portate avanti dalle associazioni, la condivisione delle decisioni con le associazioni rappresentanti di categoria al fine di mettere a punto un protocollo e modello organizzativo, nel rispetto delle normative vigenti. “Un confronto propedeutico e costruttivo porta ad una collaborazione fattiva, proficua per tutte le parti e soprattutto sicura per tutti”sottolineano gli operatori. LETTERA AL PREFETTO Richiesta di svolgimento Fiere Patronali/Istituzionali (20 gennaio 2022) Con la presente, sollecitati da molte imprese familiari del settore del commercio su aree pubbliche che operano nelle fiere patronali della nostra Provincia, siamo a chiedere, a nostro avviso nel pieno rispetto delle norme vigenti, che le Amministrazioni locali agiscano con uniformità e maggior coraggio, permettendo agli operatori di svolgere il loro lavoro, dopo quasi due anni di fermo assoluto! Quando diciamo che le fiere oggi si possono svolgere e non sono vietate da alcun decreto, questo è un fatto vero e facilmente verificabile, tant’è che le fiere sono state inserite nella famosa tabella ministeriale e nelle linee guida tra le attività possibili, previa verifica del green pass rafforzato; forse alcune difficoltà interpretative nascono banalmente dal lessico della parola fiera dietro la quale si nascondono moltissimi significati (pubblici/privati, all’aperto o al chiuso); la nostra richiesta riguarda unicamente le fiere istituzionali/patronali regolamentate dai Comuni e che si svolgono all’aria aperta. A oggi purtroppo invece assistiamo a provvedimenti – a volte anche amministrativamente “disordinati”: semplici comunicazioni sul sito del Comune, PEC inviate agli operatori concessionari, avvisi sull’ albo pretorio dei Comuni che rimandano erroneamente a decreti nazionali, telefonate agli operatori interessati ecc. tutte modalità poco consone per annunciare l’annullamento o la revoca della fiera (dopotutto sono posti di lavoro); detto che per un Sindaco – tramite un’ordinanza urgente, puntuale e quindi motivata – è sempre possibile sospendere una fiera inserita nel Regolamento di Commercio su Aree Pubbliche, noi chiediamo di poterci almeno confrontare prima che venga presa una decisione così gravosa, anche dal punto di vista sociale, per le nostre imprese coinvolte. Noi vorremmo poter portare la nostra esperienza e condividere anche alcuni accorgimenti logistici che potrebbero permettere un corretto svolgimento della fiera, rispettando le prescrizioni di sicurezza imposti dalla attuale emergenza sanitaria. Riteniamo che le fiere all’aria aperta, proprio come i mercati, siano eventi poco rischiosi, siamo peraltro tuttavia ben consapevoli che ogni decisione vada poi inserita nel contesto locale e nella portata dell’evento stesso. A oggi assistiamo a comunicazioni preventive che prevedono annullamenti di fiere per i prossimi mesi di marzo e aprile, questo per noi è intollerabile e poco rispettoso di un lavoro antico e importante per le nostre tradizioni come quello del fierista. Con questo accorato appello chiediamo quindi che si rivolga maggiore attenzione al nostro settore e che le decisioni vengano condivise maggiormente con le nostre Associazioni che sono sin da ora disponibili e soprattutto che vengano approfondite meglio e con maggiore uniformità le norme vigenti e si possa così creare/condividere un modello organizzativo unico da calare poi nelle diverse realtà locali. Per noi diventa impossibile rincorrere le decisioni dei singoli Comuni e le diverse modalità di comunicazioni delle stesse. Chiediamo ai sindaci che hanno a calendario una fiera nei prossimi giorni/mesi di coinvolgerci per un confronto propedeutico e costruttivo e al contempo chiediamo all’illustrissimo Prefetto un prossimo incontro urgente dove poter meglio spiegare le nostre ragioni e confrontarci bene e meglio sulle norme vigenti, con l’unico obiettivo di collaborare per trovare una soluzione condivisa, proficua per le parti e soprattutto sicura per tutti. Richiesta di contatto
L’assemblea elettiva di Anva Confesercenti nomina Antonio Caffi nuovo presidente degli ambulanti

L’assemblea elettiva di Anva Bergamo, alla presenza di 50 delegati e del vice sindaco di Bergamo Sergio Gandi, ha nominato Antonio Caffi presidente di ANVA Bergamo, l’associazione del commercio su aree pubbliche. Antonio Caffi resterà in carica per i prossimi 4 anni, succedendo a Giulio Zambelli che ha guidato gli ambulanti bergamaschi per 13 anni. A Bergamo e provincia la categoria conta 2040 commercianti, di questi 754 sono iscritti Anva, più di un terzo del totale provinciale. Gli ambulanti sono attivi sui 240 mercati e le 100 fiere istituzionali della Bergamasca. Durante il suo discorso insediativo il nuovo presidente ha sottolineato i temi al centro della sua agenda: comunicazione di squadra, digitalizzazione e investimenti, lotta all’abusivismo e la ripresa delle fiere. Antonio Caffi, ringraziando il suo predecessore, ha spiegato: «Ho avuto la fortuna di far parte di un direttivo Anva molto partecipe e attivo. Direttivo che ringrazio per avermi supportato, dato fiducia e avermi mostrato l’importanza di fare squadra, una capacità che voglio potenziare all’interno dell’associazione per essere sempre informati su tutte le normative e le situazioni dei mercati e dare risposta agli ambulanti in modo semplice e chiaro». Fra gli obiettivi del neo presidente per il suo mandato la lotta all’abusivismo e la digitalizzazione del settore: «Dobbiamo difendere chi le regole le rispetta, cercando anche di accompagnare l’irregolare verso la regolarità e abbiamo bisogno di un cambio di passo della categoria verso la digitalizzazione, per creare un database con tutti i mercati e le fiere di Bergamo e provincia e la mappatura delle piantine ragionate, oltre alla sostituzione di tutta la documentazione cartacea». Particolarmente sentito, infine, è il tema delle fiere patronali e istituzionali che stentano a ripartite dopo quasi due anni dal primo stop causato dalla pandemia. Proprio questo aspetto vedrà il neo presidente impegnato già domani, giovedì 3 febbraio, durante l’incontro con il prefetto di Bergamo. «Servono delle iniziative che portino a non generalizzare i termini “fiera” e “assembramento”, in quanto ogni manifestazione è differente dall’altra – ha concluso Antonio Caffi, – Per uscire da questa situazione non basta l’impegno dell’Associazione, serve anche la collaborazione da parte delle Amministrazioni che con senso civico e responsabilità devono pensare che le nostre Fiere non sono delle semplici “manifestazioni sulle piazze”, ma lavoro di migliaia di famiglie». I rappresentanti degli ambulanti incontreranno il Prefetto di Bergamo su questo tema giovedì 3 febbraio alle ore 10.30 Il presidente uscente Giulio Zambelli ha salutato il nuovo presidente con queste parole: «Ringrazio il direttivo che mi è stato vicino per 13 anni, raggiungendo ottimi obiettivi come il numero dei tesserati. Caffi sarà il nuovo presidente e questa decisione è stata presa dopo diversi incontri proprio con il direttivo che ha collaborato con me e ora collabora con il nuovo presidente e questo mi rende orgoglioso. Sicuro che il nuovo presidente porterà una collaborazione innovativa e Anva beneficerà in associati. Resterò a far parte di Confesercenti e mi dedicherò alle varie attività dell’associazione». Cesare Rossi, segretario Anva Bergamo, conclude: «Per Anva Bergamo oggi è una giornata importante, un cambiamento positivo che denota grande vitalità associativa. Voglio ringraziare di cuore Giulio per tutto quello che ci ha dato in questi anni e augurare buon lavoro ad Antonio che con coraggio ha preso la sfida di guidare il mondo degli ambulanti in questo delicato momento. Ci attende una doverosa riflessione sul futuro del commercio su aree pubbliche che dovrà sempre più passare per una cogestione delle aree mercatali in cui comuni, associazioni di categoria e imprese lavorano insieme per garantire un servizio di qualità e prossimità che sia conveniente, umano e necessario ai cittadini». Insieme al presidente l’assemblea elettiva ha nominato anche tre nuovi rappresentanti di giunta che portano il direttivo a 30 componenti : Tatiana Bernini, Matteo Emanueli, Davide Trapletti. Richiesta di contatto
L’assemblea elettiva di Anva Confesercenti nomina Antonio Caffi nuovo presidente degli ambulanti.
Oggi pomeriggio, alla Casa del Giovane, alla presenza di 50 delegati e del vice sindaco di Bergamo Sergio Gandi, si è svolta l’assemblea elettiva che ha nominato Antonio Caffi presidente di ANVA Bergamo, l’associazione del commercio su aree pubbliche. Antonio Caffi resterà in carica per i prossimi 4 anni, succedendo a Giulio Zambelli che ha guidato gli ambulanti bergamaschi per 13 anni. A Bergamo e provincia la categoria conta 2040 commercianti, di questi 754 sono iscritti Anva, più di un terzo del totale provinciale. Gli ambulanti sono attivi sui 240 mercati e le 100 fiere istituzionali della Bergamasca. Durante il suo discorso insediativo il nuovo presidente ha sottolineato i temi al centro della sua agenda: comunicazione di squadra, digitalizzazione e investimenti, lotta all’abusivismo e la ripresa delle fiere. Antonio Caffi, ringraziando il suo predecessore, ha spiegato: «Ho avuto la fortuna di far parte di un direttivo Anva molto partecipe e attivo. Direttivo che ringrazio per avermi supportato, dato fiducia e avermi mostrato l’importanza di fare squadra, una capacità che voglio potenziare all’interno dell’associazione per essere sempre informati su tutte le normative e le situazioni dei mercati e dare risposta agli ambulanti in modo semplice e chiaro». Fra gli obiettivi del neo presidente per il suo mandato la lotta all’abusivismo e la digitalizzazione del settore: «Dobbiamo difendere chi le regole le rispetta, cercando anche di accompagnare l’irregolare verso la regolarità e abbiamo bisogno di un cambio di passo della categoria verso la digitalizzazione, per creare un database con tutti i mercati e le fiere di Bergamo e provincia e la mappatura delle piantine ragionate, oltre alla sostituzione di tutta la documentazione cartacea». Particolarmente sentito, infine, è il tema delle fiere patronali e istituzionali che stentano a ripartite dopo quasi due anni dal primo stop causato dalla pandemia. Proprio questo aspetto vedrà il neo presidente impegnato già domani, giovedì 3 febbraio, durante l’incontro con il prefetto di Bergamo. «Servono delle iniziative che portino a non generalizzare i termini “fiera” e “assembramento”, in quanto ogni manifestazione è differente dall’altra – ha concluso Antonio Caffi, – Per uscire da questa situazione non basta l’impegno dell’Associazione, serve anche la collaborazione da parte delle Amministrazioni che con senso civico e responsabilità devono pensare che le nostre Fiere non sono delle semplici “manifestazioni sulle piazze”, ma lavoro di migliaia di famiglie». I rappresentanti degli ambulanti incontreranno il Prefetto di Bergamo su questo tema giovedì 3 febbraio alle ore 10.30 Il presidente uscente Giulio Zambelli ha salutato il nuovo presidente con queste parole: «Ringrazio il direttivo che mi è stato vicino per 13 anni, raggiungendo ottimi obiettivi come il numero dei tesserati. Caffi sarà il nuovo presidente e questa decisione è stata presa dopo diversi incontri proprio con il direttivo che ha collaborato con me e ora collabora con il nuovo presidente e questo mi rende orgoglioso. Sicuro che il nuovo presidente porterà una collaborazione innovativa e Anva beneficerà in associati. Resterò a far parte di Confesercenti e mi dedicherò alle varie attività dell’associazione». Cesare Rossi, segretario Anva Bergamo, conclude: «Per Anva Bergamo oggi è una giornata importante, un cambiamento positivo che denota grande vitalità associativa. Voglio ringraziare di cuore Giulio per tutto quello che ci ha dato in questi anni e augurare buon lavoro ad Antonio che con coraggio ha preso la sfida di guidare il mondo degli ambulanti in questo delicato momento. Ci attende una doverosa riflessione sul futuro del commercio su aree pubbliche che dovrà sempre più passare per una cogestione delle aree mercatali in cui comuni, associazioni di categoria e imprese lavorano insieme per garantire un servizio di qualità e prossimità che sia conveniente, umano e necessario ai cittadini». Insieme al presidente l’assemblea elettiva ha nominato anche tre nuovi rappresentanti di giunta che portano il direttivo a 30 componenti : Tatiana Bernini, Matteo Emanueli, Davide Trapletti.
Green pass base nei negozi: bastano i controlli a campione

AGGIORNAMENTO del 26 gennaio 2022: le nuova FAQ pubblicate dal Governo chiariscono che i titolari degli esercizi per i quali è richiesto il green pass base non devono effettuare necessariamente i controlli sul possesso del green pass base all’ingresso, ma possono svolgerli a campione successivamente all’ingresso della clientela nei locali. I titolari degli esercizi commerciali diversi da quelli che soddisfano le esigenze alimentari, mediche e di prima necessità ai sensi del dpcm 24 gennaio 2022, devono assicurare i controlli del green pass all’ingresso?No. I titolari degli esercizi per i quali è richiesto il green pass base non devono effettuare necessariamente i controlli sul possesso del green pass base all’ingresso, ma possono svolgerli a campione successivamente all’ingresso della clientela nei locali. Quali controlli sulla clientela devono svolgere i titolari degli esercizi commerciali e i responsabili dei servizi e degli uffici che soddisfano esigenze essenziali e primarie della persona ai sensi del dpcm 24 gennaio 2022?I titolari degli esercizi commerciali di vendita di prodotti alimentari e bevande verificano che i soggetti privi di green pass base non consumino alimenti e bevande sul posto e non devono effettuare ulteriori controlli; i responsabili dei servizi e degli uffici, invece, controllano, anche a campione, il possesso del green pass base per i soggetti che accedono ai loro servizi o uffici per esigenze di salute, sicurezza e giustizia diverse da quelle previste nel dpcm 24 gennaio 2022. Scarica il cartello informativo per l’accesso dei clienti Richiesta di contatto
Fare presto e fare bene, FIARC
«Dopo più di un anno e parecchie problematiche, il Tribunale di Roma ha riconosciuto la nostra lista elettorale FARE PRESTO E FARE BENE vincitrice delle ultime elezioni invalidando la precedente elezione del Presidente e Consiglio insediatosi subito dopo le elezioni senza averne diritto. Mi dispiace aver constatato il non voler accettare da parte della lista elettorale concorrente la nostra vittoria con pretesti vari e sempre nuovi e dover ricorrere in un anno ben quattro volte alla magistratura per avere ciò che ci aspettava. Ora direi basta con contrapposizioni, ma avanti con la più ampia condivisione di idee per operare al meglio nell’interesse della Fondazione Enasarco e per il bene dei suoi iscritti con trasparenza ed efficienza. Sono molte le questioni aperte che interessano le migliaia di agenti di commercio a partire dalla sostenibilità economica nei prossimi anni al fine di garantire le prestazioni previdenziali e la corretta gestione di uno dei principali patrimoni immobiliari in Italia». Roberto Nespoli Presidente FIARC provinciale. Gli agenti di commercio in provincia di Bergamo sono 2.776 Di seguito l’Ansa: http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/pmi/2022/01/25/enasarco-alfonsino-mei-e-il-nuovo-presidente-dellente_223dfa5f-7251-4a03-81f2-05d77dfc2131.html
A Bergamo, nel 2021 cessate 61 attività nel settore alimentare

Secondo il “Report sulla chiusura degli esercizi di vicinato” più di 10 mila piccoli negozi in tutta Italia chiuderanno da qui al 2025 e gli effetti non sono da ritrovarsi solo nelle conseguenze della pandemia. A riportarlo è una ricerca condotta su scala nazionale da Federconsumatori, in collaborazione con Confesercenti e aggiornata a giugno 2021. Secondo lo studio effettuato la categoria in cui si prevede il maggior numero di cessazioni rimane quella relativa al commercio al dettaglio di carni e prodotti di carne. Saranno infatti 7.309 le macellerie e affini costrette alla chiusura nei prossimi anni. L’allarme, però riguarda anche le categorie relative al commercio al dettaglio di beni primari quali il pane, la frutta e la verdura, nei quali si prevedono, rispettivamente, 266 e 894 chiusure al 2025. In totale 10.503 attività che spesso, trattandosi di esercizi a conduzione familiare, corrispondono alla perdita dell’unica fonte di reddito di intere famiglie. Considerando le variabili che possono intervenire nelle dinamiche del commercio al dettaglio e nel settore dei consumi, la ricerca stima che nel 2025 la riduzione degli esercizi commerciali di piccole dimensioni oscillerà tra il -6,9% e il -8,4%. A Bergamo e provincia, secondo i dati della Camera di Commercio, da gennaio a dicembre 2021, le chiusure annuali di negozi di prodotti alimentari, bevande e tabacco sono state 61 su 1.269 attività, dato che si aggiunge al già esiguo rapporto fra negozi alimentari di vicinato e numero di abitanti in tutta la provincia. L’attenzione, dunque, è massima, perché la ricerca nazionale mostra una tendenza ben evidente e irreversibile già prima dell’inizio della pandemia e una profonda difficoltà del mondo delle botteghe e dei piccoli piccoli commercianti e artigiani. Da settembre 2009 a settembre 2019, in Italia, sono state circa 208.000 le botteghe artigiane e i piccoli negozi che hanno chiuso i battenti, portando alla perdita del posto di lavoro per oltre 520.000 addetti. Ad essere maggiormente penalizzati sono alcune tipologie di negozio che risultano di vitale importanza per l’acquisto di beni di prima necessità come pane, prodotti di pasticceria freschi, frutta e verdura e carni. 2025 Numero totale di esercizi per cui si prevede la chiusura (operanti nelle tipologie commerciali esaminate): 10.503 di cui: Carni e prodotti a base di carne: 7.309 Frutta e verdura: 894 Pane, torte, dolciumi e confetteria: 266 (fonte: FIESA-CONFESERCENTI | FEDERCONSUMATORI) Esaminando solo il periodo pandemico, invece, l’Istat, rileva che la prospettiva di chiusura per le imprese è determinata dall’elevata caduta di fatturato (oltre il 50% in meno sul 2019) che ha riguardato il 74% delle imprese e dal lockdown (59,7% delle imprese). I vincoli di liquidità (62,6% delle unità a rischio chiusura) e la contrazione della domanda (54,4%) costituiscono i principali motivi, i vincoli di approvvigionamento lato offerta sono un vincolo più contenuto (23%). Mario Rossoni, titolare dell’omonima macelleria a Verdello, è presidente del Gruppo Italiano Carni Equine Fiesa Confesercenti e membro di giunta Fiesa: «Recentemente abbiamo vissuto una situazione doppiamente drammatica: quella del paese assediato dal virus e la nostra personale dell’azienda. Ora se si vuole far ripartire il sistema delle piccole imprese non occorrono finanziamenti o altro, serve una riforma fiscale che tagli oneri e burocrazia». Antonio Terzi, presidente di Confesercenti Bergamo: «Siamo molto preoccupati, anche se non sorpresi, dalle prospettive indicate da questa ricerca. Il commercio è investito da una “tempesta perfetta”, nella quale alla pandemia si aggiunge anche l’esplosione dei costi energetici e burocratici. Ma il tratto principale di questa crisi risiede in scelte politiche datate che vanno riviste al più presto, coinvolgendo anche i consumatori e le loro rappresentanze. È virtuoso un sistema che, spingendo verso una concorrenza senza regole e senza controllo, provoca solo chiusure, desertificazione, crisi dei nuclei familiari degli imprenditori che chiudono e impossibilità per i cittadini di avere servizi essenziali a portata di mano?» Richiesta di contatto