Annullamento fiere: gli ambulanti dal Prefetto

Ambulanti. Annullamento fiere, Fiva e Anva hanno incontrato il Prefetto Enrico Ricci

Dopo quasi due anni di stop a fiere e mercatini, i rappresentanti delle associazioni ambulanti Fiva- Confcommercio e Anva- Confesercenti hanno incontrato questa mattina il Prefetto Enrico Ricci per portare sul tavolo le difficoltà di un settore che ha visto cancellare il 90% degli eventi in programma causa pandemia. L’incontro era stato fortemente richiesto dai rappresentanti di categoria che, con un’accorata lettera congiunta datata 20 gennaio, avevano richiesto un confronto urgente di fronte all’annullamento in via cautelare di molti comuni di manifestazioni per i prossimi mesi, da marzo a maggio, nonostante tali attività rientrino tra quelle previste– previa verifica del green pass rafforzato- dalle linee ministeriali. «L’incontro con il Prefetto ci ha consentito di porre attenzione sul settore e condividere le preoccupazioni di un comparto in forte difficoltà, che ha visto tanti operatori, anche di imprese storiche, gettare la spugna e cambiare lavoro- ha sottolineato Diego Pesenti, vicepresidente provinciale Fiva-Federazione Italiana Venditori su Area pubblica – . Purtroppo, salvo rare eccezioni di comuni con cui si sono condivise linee guida per il contenimento dei contagi per assicurare il prosieguo delle attività, assistiamo di continuo a provvedimenti di annullamento date, a volte anche amministrativamente disordinati: comunicazioni sul sito dei comuni, mail Pec agli operatori interessati e, addirittura, telefonate. Rincorrere le decisioni dei singoli comuni sta diventando davvero ingestibile». Antonio Caffi, presidente provinciale di Anva – Associazione del commercio su aree pubbliche, ha aggiunto: «È stato un confronto schietto e sincero durante il quale ci siamo rapportati anche sulle normative che, come abbiamo sempre ribadito, permettono il normale svolgimento delle fiere se si attivano i provvedimenti sulla sicurezza. Abbiamo recepito una vicinanza alla categoria dei fieristi e ringraziamo per l’attenzione rivoltaci, ora ci auguriamo di poter iniziare a dialogare con le amministrazioni comunali e trovare il coraggio e la volontà necessarie a far ripartire il settore». Tra le richieste portate avanti dalle associazioni, la condivisione delle decisioni con le associazioni rappresentanti di categoria al fine di mettere a punto un protocollo e modello organizzativo, nel rispetto delle normative vigenti. “Un confronto propedeutico e costruttivo porta ad una collaborazione fattiva, proficua per tutte le parti e soprattutto sicura per tutti”sottolineano gli operatori. LETTERA AL PREFETTO Richiesta di svolgimento Fiere Patronali/Istituzionali (20 gennaio 2022) Con la presente, sollecitati da molte imprese familiari del settore del commercio su aree pubbliche che operano nelle fiere patronali della nostra Provincia, siamo a chiedere, a nostro avviso nel pieno rispetto delle norme vigenti, che le Amministrazioni locali agiscano con uniformità e maggior coraggio, permettendo agli operatori di svolgere il loro lavoro, dopo quasi due anni di fermo assoluto! Quando diciamo che le fiere oggi si possono svolgere e non sono vietate da alcun decreto, questo è un fatto vero e facilmente verificabile, tant’è che le fiere sono state inserite nella famosa tabella ministeriale e nelle linee guida tra le attività possibili, previa verifica del green pass rafforzato; forse alcune difficoltà interpretative nascono banalmente dal lessico della parola fiera dietro la quale si nascondono moltissimi significati (pubblici/privati, all’aperto o al chiuso); la nostra richiesta riguarda unicamente le fiere istituzionali/patronali regolamentate dai Comuni e che si svolgono all’aria aperta. A oggi purtroppo invece assistiamo a provvedimenti – a volte anche amministrativamente “disordinati”: semplici comunicazioni sul sito del Comune, PEC inviate agli operatori concessionari, avvisi sull’ albo pretorio dei Comuni che rimandano erroneamente a decreti nazionali, telefonate agli operatori interessati ecc. tutte modalità poco consone per annunciare l’annullamento o la revoca della fiera (dopotutto sono posti di lavoro); detto che per un Sindaco – tramite un’ordinanza urgente, puntuale e quindi motivata – è sempre possibile sospendere una fiera inserita nel Regolamento di Commercio su Aree Pubbliche, noi chiediamo di poterci almeno confrontare prima che venga presa una decisione così gravosa, anche dal punto di vista sociale, per le nostre imprese coinvolte. Noi vorremmo poter portare la nostra esperienza e condividere anche alcuni accorgimenti logistici che potrebbero permettere un corretto svolgimento della fiera, rispettando le prescrizioni di sicurezza imposti dalla attuale emergenza sanitaria. Riteniamo che le fiere all’aria aperta, proprio come i mercati, siano eventi poco rischiosi, siamo peraltro tuttavia ben consapevoli che ogni decisione vada poi inserita nel contesto locale e nella portata dell’evento stesso. A oggi assistiamo a comunicazioni preventive che prevedono annullamenti di fiere per i prossimi mesi di marzo e aprile, questo per noi è intollerabile e poco rispettoso di un lavoro antico e importante per le nostre tradizioni come quello del fierista. Con questo accorato appello chiediamo quindi che si rivolga maggiore attenzione al nostro settore e che le decisioni vengano condivise maggiormente con le nostre Associazioni che sono sin da ora disponibili e soprattutto che vengano approfondite meglio e con maggiore uniformità le norme vigenti e si possa così creare/condividere un modello organizzativo unico da calare poi nelle diverse realtà locali. Per noi diventa impossibile rincorrere le decisioni dei singoli Comuni e le diverse modalità di comunicazioni delle stesse. Chiediamo ai sindaci che hanno a calendario una fiera nei prossimi giorni/mesi di coinvolgerci per un confronto propedeutico e costruttivo e al contempo chiediamo all’illustrissimo Prefetto un prossimo incontro urgente dove poter meglio spiegare le nostre ragioni e confrontarci bene e meglio sulle norme vigenti, con l’unico obiettivo di collaborare per trovare una soluzione condivisa, proficua per le parti e soprattutto sicura per tutti. Richiesta di contatto

L’assemblea elettiva di Anva Confesercenti nomina Antonio Caffi nuovo presidente degli ambulanti

Assemblea Anva

L’assemblea elettiva di Anva Bergamo, alla presenza di 50 delegati e del vice sindaco di Bergamo Sergio Gandi, ha nominato Antonio Caffi presidente di ANVA Bergamo, l’associazione del commercio su aree pubbliche.  Antonio Caffi resterà in carica per i prossimi 4 anni, succedendo a Giulio Zambelli che ha guidato gli ambulanti bergamaschi per 13 anni. A Bergamo e provincia la categoria conta 2040 commercianti, di questi 754 sono iscritti Anva, più di un terzo del totale provinciale. Gli ambulanti sono attivi sui 240 mercati e le 100 fiere istituzionali della Bergamasca.   Durante il suo discorso insediativo il nuovo presidente ha sottolineato i temi al centro della sua agenda: comunicazione di squadra, digitalizzazione e investimenti, lotta all’abusivismo e la ripresa delle fiere.  Antonio Caffi, ringraziando il suo predecessore, ha spiegato: «Ho avuto la fortuna di far parte di un direttivo Anva molto partecipe e attivo. Direttivo che ringrazio per avermi supportato, dato fiducia e avermi mostrato l’importanza di fare squadra, una capacità che voglio potenziare all’interno dell’associazione per essere sempre informati su tutte le normative e le situazioni dei mercati e dare risposta agli ambulanti in modo semplice e chiaro».  Fra gli obiettivi del neo presidente per il suo mandato la lotta all’abusivismo e la digitalizzazione del settore: «Dobbiamo difendere chi le regole le rispetta, cercando anche di accompagnare l’irregolare verso la regolarità e abbiamo bisogno di un cambio di passo della categoria verso la digitalizzazione, per creare un database con tutti i mercati e le fiere di Bergamo e provincia e la mappatura delle piantine ragionate, oltre alla sostituzione di tutta la documentazione cartacea».  Particolarmente sentito, infine, è il tema delle fiere patronali e istituzionali che stentano a ripartite dopo quasi due anni dal primo stop causato dalla pandemia. Proprio questo aspetto vedrà il neo presidente impegnato già domani, giovedì 3 febbraio, durante l’incontro con il prefetto di Bergamo. «Servono delle iniziative che portino a non generalizzare i termini “fiera” e “assembramento”, in quanto ogni manifestazione è differente dall’altra – ha concluso Antonio Caffi, – Per uscire da questa situazione non basta l’impegno dell’Associazione, serve anche la collaborazione da parte delle Amministrazioni che con senso civico e responsabilità devono pensare che le nostre Fiere non sono delle semplici “manifestazioni sulle piazze”, ma lavoro di migliaia di famiglie».  I rappresentanti degli ambulanti incontreranno il Prefetto di Bergamo su questo tema giovedì 3 febbraio alle ore 10.30 Il presidente uscente Giulio Zambelli ha salutato il nuovo presidente con queste parole: «Ringrazio il direttivo che mi è stato vicino per 13 anni, raggiungendo ottimi obiettivi come il numero dei tesserati. Caffi sarà il nuovo presidente e questa decisione è stata presa dopo diversi incontri proprio con il direttivo che ha collaborato con me e ora collabora con il nuovo presidente e questo mi rende orgoglioso. Sicuro che il nuovo presidente porterà una collaborazione innovativa e Anva beneficerà in associati. Resterò a far parte di Confesercenti e mi dedicherò alle varie attività dell’associazione».  Cesare Rossi, segretario Anva Bergamo, conclude: «Per Anva Bergamo oggi è una giornata importante, un cambiamento positivo che denota grande vitalità associativa. Voglio ringraziare di cuore Giulio per tutto quello che ci ha dato in questi anni e augurare buon lavoro ad Antonio che con coraggio ha preso la sfida di guidare il mondo degli ambulanti in questo delicato momento. Ci attende una doverosa riflessione sul futuro del commercio su aree pubbliche che dovrà sempre più passare per una cogestione delle aree mercatali in cui comuni, associazioni di categoria e imprese lavorano insieme per garantire un servizio di qualità e prossimità che sia conveniente, umano e necessario ai cittadini».  Insieme al presidente l’assemblea elettiva ha nominato anche tre nuovi rappresentanti di giunta che portano il direttivo a 30 componenti : Tatiana Bernini, Matteo Emanueli, Davide Trapletti.  Richiesta di contatto

Green pass base nei negozi: bastano i controlli a campione

AGGIORNAMENTO del 26 gennaio 2022: le nuova FAQ pubblicate dal Governo chiariscono che i titolari degli esercizi per i quali è richiesto il green pass base non devono effettuare necessariamente i controlli sul possesso del green pass base all’ingresso, ma possono svolgerli a campione successivamente all’ingresso della clientela nei locali. I titolari degli esercizi commerciali diversi da quelli che soddisfano le esigenze alimentari, mediche e di prima necessità ai sensi del dpcm 24 gennaio 2022, devono assicurare i controlli del green pass all’ingresso?No. I titolari degli esercizi per i quali è richiesto il green pass base non devono effettuare necessariamente i controlli sul possesso del green pass base all’ingresso, ma possono svolgerli a campione successivamente all’ingresso della clientela nei locali. Quali controlli sulla clientela devono svolgere i titolari degli esercizi commerciali e i responsabili dei servizi e degli uffici che soddisfano esigenze essenziali e primarie della persona ai sensi del dpcm 24 gennaio 2022?I titolari degli esercizi commerciali di vendita di prodotti alimentari e bevande verificano che i soggetti privi di green pass base non consumino alimenti e bevande sul posto e non devono effettuare ulteriori controlli; i responsabili dei servizi e degli uffici, invece, controllano, anche a campione, il possesso del green pass base per i soggetti che accedono ai loro servizi o uffici per esigenze di salute, sicurezza e giustizia diverse da quelle previste nel dpcm 24 gennaio 2022. Scarica il cartello informativo per l’accesso dei clienti Richiesta di contatto

A Bergamo, nel 2021 cessate 61 attività nel settore alimentare

Secondo il “Report sulla chiusura degli esercizi di vicinato” più di 10 mila piccoli negozi in tutta Italia chiuderanno da qui al 2025 e gli effetti non sono da ritrovarsi solo nelle conseguenze della pandemia. A riportarlo è una ricerca condotta su scala nazionale da Federconsumatori, in collaborazione con Confesercenti e aggiornata a giugno 2021. Secondo lo studio effettuato la categoria in cui si prevede il maggior numero di cessazioni rimane quella relativa al commercio al dettaglio di carni e prodotti di carne. Saranno infatti 7.309 le macellerie e affini costrette alla chiusura nei prossimi anni. L’allarme, però riguarda anche le categorie relative al commercio al dettaglio di beni primari quali il pane, la frutta e la verdura, nei quali si prevedono, rispettivamente, 266 e 894 chiusure al 2025. In totale 10.503 attività che spesso, trattandosi di esercizi a conduzione familiare, corrispondono alla perdita dell’unica fonte di reddito di intere famiglie. Considerando le variabili che possono intervenire nelle dinamiche del commercio al dettaglio e nel settore dei consumi, la ricerca stima che nel 2025 la riduzione degli esercizi commerciali di piccole dimensioni oscillerà tra il -6,9% e il -8,4%. A Bergamo e provincia, secondo i dati della Camera di Commercio, da gennaio a dicembre 2021, le chiusure annuali di negozi di prodotti alimentari, bevande e tabacco sono state 61 su 1.269 attività, dato che si aggiunge al già esiguo rapporto fra negozi alimentari di vicinato e numero di abitanti in tutta la provincia. L’attenzione, dunque, è massima, perché la ricerca nazionale mostra una tendenza ben evidente e irreversibile già prima dell’inizio della pandemia e una profonda difficoltà del mondo delle botteghe e dei piccoli piccoli commercianti e artigiani. Da settembre 2009 a settembre 2019, in Italia, sono state circa 208.000 le botteghe artigiane e i piccoli negozi che hanno chiuso i battenti, portando alla perdita del posto di lavoro per oltre 520.000 addetti. Ad essere maggiormente penalizzati sono alcune tipologie di negozio che risultano di vitale importanza per l’acquisto di beni di prima necessità come pane, prodotti di pasticceria freschi, frutta e verdura e carni. 2025 Numero totale di esercizi per cui si prevede la chiusura (operanti nelle tipologie commerciali esaminate): 10.503 di cui: Carni e prodotti a base di carne: 7.309 Frutta e verdura: 894 Pane, torte, dolciumi e confetteria: 266 (fonte: FIESA-CONFESERCENTI | FEDERCONSUMATORI) Esaminando solo il periodo pandemico, invece, l’Istat, rileva che la prospettiva di chiusura per le imprese è determinata dall’elevata caduta di fatturato (oltre il 50% in meno sul 2019) che ha riguardato il 74% delle imprese e dal lockdown (59,7% delle imprese). I vincoli di liquidità (62,6% delle unità a rischio chiusura) e la contrazione della domanda (54,4%) costituiscono i principali motivi, i vincoli di approvvigionamento lato offerta sono un vincolo più contenuto (23%). Mario Rossoni, titolare dell’omonima macelleria a Verdello, è presidente del Gruppo Italiano Carni Equine Fiesa Confesercenti e membro di giunta Fiesa: «Recentemente abbiamo vissuto una situazione doppiamente drammatica: quella del paese assediato dal virus e la nostra personale dell’azienda. Ora se si vuole far ripartire il sistema delle piccole imprese non occorrono finanziamenti o altro, serve una riforma fiscale che tagli oneri e burocrazia». Antonio Terzi, presidente di Confesercenti Bergamo: «Siamo molto preoccupati, anche se non sorpresi, dalle prospettive indicate da questa ricerca. Il commercio è investito da una “tempesta perfetta”, nella quale alla pandemia si aggiunge anche l’esplosione dei costi energetici e burocratici. Ma il tratto principale di questa crisi risiede in scelte politiche datate che vanno riviste al più presto, coinvolgendo anche i consumatori e le loro rappresentanze. È virtuoso un sistema che, spingendo verso una concorrenza senza regole e senza controllo, provoca solo chiusure, desertificazione, crisi dei nuclei familiari degli imprenditori che chiudono e impossibilità per i cittadini di avere servizi essenziali a portata di mano?» Richiesta di contatto

Green pass ed accesso a servizi e attività – Dpcm del 21 gennaio

AGGIORNAMENTO del 26 gennaio 2022: le nuova FAQ pubblicate dal Governo chiariscono che i titolari degli esercizi per i quali è richiesto il green pass base non devono effettuare necessariamente i controlli sul possesso del green pass base all’ingresso, ma possono svolgerli a campione successivamente all’ingresso della clientela nei locali. I titolari degli esercizi commerciali diversi da quelli che soddisfano le esigenze alimentari, mediche e di prima necessità ai sensi del dpcm 24 gennaio 2022, devono assicurare i controlli del green pass all’ingresso?No. I titolari degli esercizi per i quali è richiesto il green pass base non devono effettuare necessariamente i controlli sul possesso del green pass base all’ingresso, ma possono svolgerli a campione successivamente all’ingresso della clientela nei locali. Quali controlli sulla clientela devono svolgere i titolari degli esercizi commerciali e i responsabili dei servizi e degli uffici che soddisfano esigenze essenziali e primarie della persona ai sensi del dpcm 24 gennaio 2022?I titolari degli esercizi commerciali di vendita di prodotti alimentari e bevande verificano che i soggetti privi di green pass base non consumino alimenti e bevande sul posto e non devono effettuare ulteriori controlli; i responsabili dei servizi e degli uffici, invece, controllano, anche a campione, il possesso del green pass base per i soggetti che accedono ai loro servizi o uffici per esigenze di salute, sicurezza e giustizia diverse da quelle previste nel dpcm 24 gennaio 2022. Scarica il cartello informativo per l’accesso dei clienti   Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha firmato il Dpcm che disciplina – dal 1 febbraio – l’accesso a servizi ed attività al chiuso anche a coloro che non sono in possesso della certificazione verde Covid-19. Il Dpcm individua una serie di servizi e attività che si svolgono al chiuso fondamentali per garantire le “esigenze essenziali e primarie della persona” in quattro ambiti: esigenze alimentari e di prima necessità; esigenze di salute; esigenze di sicurezza; esigenze di giustizia. Nell’ambito delle attività commerciali indicate nell’allegato al Dpcm, l’accesso consente l’acquisto di qualsiasi tipo di merce, anche se non legata al soddisfacimento delle esigenze essenziali e primarie individuate dal citato decreto del presidente del Consiglio dei Ministri. Riportiamo di seguito le attività alimentari e di prima necessità con accesso SENZA Green Pass: Edicole Generi alimentari e supermercati– Commercio al dettaglio in esercizi specializzati e non specializzati con prevalenza di prodotti alimentari e bevande (ipermercati, supermercati, discount di alimentari, minimercati e altri esercizi non specializzati di alimenti vari). In nessuno di questi luoghi il cibo potrà essere consumato e si potranno comprare soltanto i prodotti essenziali.– Commercio al dettaglio di prodotti surgelati Animali– Commercio al dettaglio di animali domestici e alimenti per animali domestici in esercizi specializzati.– Commercio al dettaglio di carburante per autotrazione in esercizi specializzati. Farmacie, prodotti sanitari, ottici– Commercio al dettaglio di articoli igienico-sanitari.– Commercio al dettaglio di medicinali in esercizi specializzati (farmacie, parafarmacie e altri esercizi specializzati di medicinali non soggetti a prescrizione medica)– Commercio al dettaglio di articoli medicali e ortopedici in esercizi specializzati.– Commercio al dettaglio di materiale per ottica. Combustibili– Commercio al dettaglio di carburante per autotrazione in esercizi specializzati.– Commercio al dettaglio di combustibile per uso domestico e per riscaldamento. Chi entra senza Green pass nei supermercati può acquistare tutti i prodotti lì venduti, non solo beni di prima necessità. Lo precisa una Faq del governo rispetto al dpcm Covid. Nei centri commerciali sarà consentito entrare SENZA Green Pass solo per accedere ai negozi essenziali (farmacia, alimentari e altre attività sopra elencate) Scarica il Dpcm del 21 gennaio 2022  Richiesta di contatto

Lavoro e Covid: le principali FAQ

Lavoro e Covid cosa c’è da sapere

ATS Bergamo chiarisce due quesiti frequenti sul tema contatti Covid-lavoro: 1. Possono rientrare al lavoro i soggetti guariti da covid che hanno concluso il periodo di isolamento con risultato di test antigenico o molecolare negativo, ma che non hanno ricevuto il <<certificato di fine isolamento domiciliare obbligatorio>> e quindi non hanno la possibilità di generare il green pass di guarigione? In ambito lavorativo, secondo il protocollo condiviso emesso con l’ORDINANZA 21 maggio 2021 del Ministero della salute, la riammissione al lavoro dopo l’infezione da virus SARS-CoV-2/COVID-19 avviene secondo le modalità previste dalla normativa vigente (circolare del Ministero della salute del 12 ottobre 2020 ed eventuali istruzioni successive). Secondo le attuali indicazioni, ai contagiati che abbiano precedentemente ricevuto la dose booster, o che abbiano completato il ciclo vaccinale da meno di 120 giorni, l’isolamento può essere ridotto da 10 a 7 giorni, purché si tratti di asintomatici o che siano tali da almeno 3 giorni e a condizione che, al termine del periodo di isolamento, risulti eseguito un test molecolare o antigenico con risultato negativo. Se il tampone di guarigione risulta negativo e l’ATS lo riceve nei tempi previsti, il soggetto riceverà il certificato di guarigione necessario per ottenere il green pass. Purtroppo in assenza del certificato di fine isolamento, il soggetto, anche se in possesso del risultato del test negativo, ha il divieto di circolare e se fermato per controlli è passibile di sanzioni. Si rammenta a tal proposito che i provvedimenti di isolamento dei contagiati, vengono trasmessi anche alla Prefettura per i controlli di competenza. ATS mette a disposizione dei cittadini la casella di posta sms.covid@ats-bg.it per ricevere informazioni. In caso di mancato ricevimento del <<CERTIFICATO DI FINE ISOLAMENTO DOMICILIARE OBBLIGATORIO>> il soggetto può segnalare il problema alla casella sopra indicata, fornendo i seguenti dati: NOME COGNOME data di nascita CF indirizzo recapito telefonico (fisso o cellulare) e indirizzo mail di riferimento e può eventualmente allegare il risultato del test effettuato. Si precisa che in ogni caso, il Green pass viene generalmente rilasciato dopo 72 ore dal tampone. Ulteriori informazioni sono disponibili su: https://www.ats-bg.it/sei-un-caso-o-un-contatto  Per quanto sopra espresso il MC può valutare la riammissione in servizio solo se risulta formalmente concluso il periodo di isolamento con certificato di guarigione emesso dall’ATS. Si ribadisce inoltre che, al rientro in servizio, non è necessario sottoporre i lavoratori guariti ad ulteriori Test antigenici o molecolari. 2. Se un dipendente, vaccinato con terza dose, ha un figlio minore positivo e in casa non dovessero esserci le condizioni per isolarlo, il dipendente può venire comunque al lavoro con ffp2 o deve restare in isolamento fino alla guarigione del figlio? il Protocollo condiviso di aggiornamento delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus SARS-Cov-2/COVID-19 negli ambienti di lavoro, sottoscritto il 6 aprile 2021 ed emanato con ordinanza del Ministero della salute del 21/05/2021, prevede che il datore di lavoro informa preventivamente il personale, e chi intende fare ingresso in azienda, della preclusione dell’accesso a chi, negli ultimi quattordici giorni, abbia avuto contatti con soggetti risultati positivi al virus SARS-CoV-2/COVID-19 o provenga da zone a rischio secondo le indicazioni dell’OMS. Il protocollo precisa anche che in questi casi si fa riferimento alla normativa specifica e ad ulteriori disposizioni che potranno essere adottate in materia. Pertanto, per le persone che hanno avuto un contatto stretto con un positivo al COVID-19, si applicano attualmente le nuove norme sulla quarantena valide a partire dal 31 dicembre 2021, data di entrata in vigore del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 229 le quali prevedono che in caso di contatto stretto con un soggetto confermato positivo al COVID-19, la quarantena preventiva non si applichi: – alle persone che hanno completato il ciclo vaccinale “primario” (senza richiamo) da 120 giorni o meno; – alle persone che sono guarite dal COVID-19 da 120 giorni o meno; – alle persone che hanno ricevuto la dose di richiamo del vaccino (cosiddetta “terza dose” o “booster”). A tutte queste categorie di persone si applica una auto-sorveglianza, con obbligo di indossare le mascherine FFP2 fino al decimo giorno successivo all’ultima esposizione al soggetto positivo al COVID-19 (quindi l’undicesimo giorno dall’ultimo contatto). Pertanto per il lavoratore che ha effettuato 3 dosi di vaccino non si applica la quarantena ma solo l’auto sorveglianza, con obbligo di indossare mascherine FFP2 come sopra indicato. Il lavoratore può accedere in azienda rispettando le indicazioni dei protocolli di sicurezza in essere ed indossando la mascherina FFP2. L’auto sorveglianza prevede la rilevazione quotidiana dell’insorgenza di sintomi febbrili o simil-influenzali e nel caso dovessero manifestarsi, il lavoratore dovrà sottoporsi immediatamente a un test anti-Covid-19 e a un secondo test dopo cinque giorni dal contatto, se ancora permangono i sintomi. Come previsto dal Protocollo condiviso, in caso di insorgenza di sintomatologia il lavoratore dovrà informare tempestivamente e responsabilmente il datore di lavoro. Scarica l’infografica ATS Bergamo con le regole generali antiCovid e segui gli aggiornamenti su https://www.ats-bg.it/ Richiesta di contatto

Bar, ambulanti e ristoranti. ANVA richiede proroga occupazione suolo.

ANVA Associazione nazionale del commercio sulle aree pubbliche ha presentato una richiesta di ulteriore proroga al 30 giugno 2022 dell’esenzione del canone per l’occupazione di suolo pubblico sia a fini commerciali (ambulanti) sia per i tavolini di bar e ristoranti. La necessità di una proroga è stata ribadita anche dal Segretario Generale di Confesercenti Mauro Bussoni, durante il suo recente colloquio alle commissioni Bilancio e Affari costituzionali alla Camera sul dl Milleproroghe. Al momento l’emendamento presentato non ha ancora ricevuto conferma e resta in vigore la norma attuale che prevede la deroga dei canoni fino al 31 marzo 2022. Richiesta di contatto

Normativa sicurezza sul lavoro: nuove regole più restrittive

La Legge n. 215 del 17 dicembre 2021, di conversione del Decreto Legge n. 146/2021 (c.d. Decreto Fiscale, cfr. Aggiornamento AP n. 502/2021), dispone di alcune novità importanti riguardanti la tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro ed il contrasto al lavoro irregolare. Il Decreto convertito è in vigore dal 21 dicembre 2021. Le nuove disposizioni di maggiore interesse riguardano sospensione dell’attività imprenditoriale quando si riscontri che almeno il 10 per cento dei lavoratori presenti sul luogo di lavoro risulti occupato, al momento dell’accesso ispettivo, senza preventiva comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro e in caso di gravi violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza del lavoro di cui all’Allegato I del D. Lgs. 81/2008. In particolare si segnalano alcune violazioni: Mancata elaborazione del documento di valutazione dei rischi Mancata elaborazione del Piano di Emergenza ed evacuazione Mancata formazione ed addestramento per ciascun lavoratore Mancata costituzione del servizio di prevenzione e protezione e nomina del relativo responsabile Mancanza protezione contro i contatti diretti ed indiretti (impianto di terra, interruttore magnetotermico, interruttore differenziale) Inoltre gli argomenti trattati dalla Legge sono: divieto di contrattare con la p.a. ricorso contro il provvedimento di sospensione obblighi del datore di lavoro e del dirigente obblighi del preposto obblighi connessi ai contratti d’appalto o d’opera o di somministrazione formazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti organismi paritetici sostegno alla piccola e media impresa, ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza territoriali e alla pariteticità sanzioni per il datore di lavoro e il dirigente sanzioni per il preposto notifica preliminare Per maggiori dettagli sul nuovo Decreto è possibile contattare il responsabile Area Salute, Sicurezza, Igiene Alimentare di Confesercenti Bergamo: dott. Davide Chiari tel 035/4207555 d.chiari@conf.bg.it Richiesta di contatto

Prestazioni di lavoro occasionale: nuovi obblighi

Con la conversione del D.L. 146/2021 è stato introdotto l’obbligo di comunicazione preventiva all’Ispettorato Territoriale del Lavoro dell’ avvio di rapporti di lavoro autonomo occasionali. Il nuovo obbligo di comunicazione preventiva interessa esclusivamente i committenti che operano in qualità di imprenditori. Mediante Nota dell’Ispettorato del Lavoro n. 29 dell’11 gennaio 2022 sono state fornite indicazioni sulle modalità e termini per adempiere al citato obbligo di comunicazione. La comunicazione dovrà essere effettuata all’Ispettorato del Lavoro territorialmente competente, del luogo ove si svolgerà la prestazione . La comunicazione dovrà essere effettuata prima dell’inizio della prestazione del lavoratore autonomo occasionale, eventualmente risultante dalla lettera di incarico. Il mancato rispetto dell’obbligo di comunicazione comporta l’applicazione per il committente di una sanzione amministrativa da euro 500 a euro 2.500 in relazione a ciascun lavoratore autonomo occasionale per cui è stata omessa o ritardata la comunicazione. La sanzione potrà essere più di una laddove gli obblighi comunicazionali omessi riguardino più lavoratori e potrà applicarsi anche laddove il rapporto di lavoro si protragga oltre il periodo inizialmente indicato nella comunicazione senza che il committente abbia provveduto ad effettuarne una nuova. Lista degli indirizzi pec a cui inviare la comunicazione preventiva. Contattaci, un nostro consulente è a disposizione per maggiori informazioni: Emanuele Spini Resp. Ente Bilaterale e Politiche del Lavoro 035.4207248 e.spini@conf.bg.it Richiesta di contatto

Confesercenti: Omicron e aumenti dei costi energetici rallentano la ripresa

Omicron e corsa delle bollette portano indietro di sei mesi le lancette della ripresa. Il nuovo rallentamento innescato dalla quarta ondata e dall’aumento dei prezzi dei beni energetici potrebbe mette a rischio, nel solo primo trimestre del 2022, circa 6,4 miliardi di euro di spesa: una stangata che riprecipiterebbe i consumi ai livelli del secondo trimestre dello scorso anno, cancellando di fatto tutta la ripresa maturata nella seconda parte del 2021 e spostando dalla fine del 2023 all’inizio del 2024 il recupero dei livelli pre-pandemici. «Il rallentamento innescato da questa nuova ondata pandemica sta modificando la traiettoria della ripresa, mettendo a rischio il recupero faticosamente conquistato negli ultimi sei mesi dello scorso anno – commenta il presidente di Confesercenti Bergamo Antonio Terzi, – Anche a Bergamo le piccole e medie imprese del commercio, della ristorazione e del turismo sono di fronte ad un momento delicato: da un lato si sconta un fisiologico calo dopo le festività, dall’altra cominciano ad emergere segnali di preoccupazione per il diffondersi dei contagi. Un quadro ancor più complicato a causa delle dinamiche dei prezzi alla produzione che, a cascata, si ripercuotono sulla sostenibilità di molti modelli di business». A mettere a rischio i consumi è in primo luogo il combinato disposto dell’aumento dello smartworking e della frenata del turismo, che potrebbe portare a 3,1 miliardi di euro di minori introiti nel trimestre per la mancanza dei viaggiatori stranieri e per i mancati consumi dei lavoratori nei pubblici esercizi. Un colpo che potrebbe mettere a rischio nel turismo e nella somministrazione 35mila attività e 200mila lavoratori. Ma l’effetto della quarta ondata si sente anche nel mercato domestico: 1,7 miliardi di euro di consumi in meno nel trimestre sarebbero causati, infatti, dalle restrizioni amministrative e dall’aumento dello smartworking, ma anche direttamente dall’incremento dei malati, delle quarantene e delle persone in isolamento. Un “lockdown selettivo” che riguarda attualmente 2,2 milioni di persone e che ha come conseguenza anche la riduzione delle ore lavorate, con un forte impatto sull’organizzazione delle imprese: molte, soprattutto tra quelle meno strutturate, sono costrette a rimanere chiuse o ad orario ridotto per assenza di personale. Ma pesano anche il clima di incertezza e la paura del virus, che potrebbero far mancare altri 600 milioni di euro di consumi in tre mesi, e la corsa di carburanti, gas ed energia elettrica, che potrebbe costare un miliardo di euro nello stesso periodo. «Occorre insistere con la campagna vaccinale per salvaguardare salute ed economia – continua Terzi, – oltre che riconsiderare alcuni interventi pubblici, da modellare sulla nuova fase che stiamo vivendo: dal rinnovo delle moratorie sul credito e degli ammortizzatori Covid per i dipendenti delle attività colpite. Ma anche immaginando sostegni alle attività costrette a chiudere temporaneamente per motivi sanitari e a tutte quelle che dovranno sostenere nuovi investimenti per la gestione degli accessi della clientela ai punti vendita». Richiesta di contatto