Allarme di Anva Confesercenti: “I mercati si svuotano”.

Commercio ambulante, allarme di Anva Confesercenti. I mercati si svuotano: perse 14 mila attività in due anni. Anche la delegazione bergamasca alla presentazione del dossier al Ministero del Made in Italy. Antonio Caffi, presidente Anva Bergamo: «Importante la disponibilità del sottosegretario Bitonci, ora si passi dalle parole ai fatti. Subito rinnovo delle concessioni». Mercati e mercatini si svuotano e rischiano di sparire: ogni giorno, sono sempre meno gli stand che popolano le aree pubbliche del territorio. In due anni, il calo si è attestato attorno al 7,9%. A lanciare l’allarme è Anva, l’associazione che riunisce le imprese del commercio su aree pubbliche di Confesercenti. Ieri, alla presenza di una delegazione orobica, con Cesare Rossi, vice-direttore di Confesercenti Bergamo, il presidente nazionale, Maurizio Innocenti, ha presentato al Ministero per le Imprese e il Made in Italy il dossier “Mercati appesi a un filo”. Come si legge nel documento, tra il 2020 e il 2022, le imprese del commercio ambulante sono passate da oltre 176mila a poco più di 162mila, per un calo totale di 14mila attività, al ritmo di circa 19 operatori spariti al giorno. Le cause: la coda lunga della pandemia e le incertezze di natura normativa. A fronte di questo calo, resta alto l’apprezzamento dei consumatori: il 79% degli intervistati conferma di scegliere il mercato settimanale per le proprie spese. Il fenomeno, caratterizzato sia da aumento delle chiusure, sia da un rallentamento delle nuove aperture, interessa anche la provincia bergamasca, come evidenzia Antonio Caffi, presidente di Anva Bergamo: «La relazione nazionale non lascia dubbi, in due anni si sono perse 14 mila imprese del commercio su aree pubbliche, 19 imprese al giorno, e anche Bergamo non è estranea a questo fenomeno. Vivo tutti i giorni sui mercati e capisco che questi numeri corrispondono a famiglie e lavoratori che si trovano in difficoltà, costretti a sacrifici e scelte difficili da prendere. L’urgenza ora è arrivare al rinnovo delle concessioni, per permettere agli imprenditori ambulanti di avere certezze del loro lavoro, e di conseguenza una stabilità che possa permetterci di procedere a fare investimenti e innovazione». A fronte delle parole del sottosegretario al Mimit Massimo Bitonci, che ha annunciato una modifica normativa con l’inclusione dei mercati rionali nel DDL Made in Italy al fine di valorizzarli, Caffi aggiunge: «La disponibilità di dialogo del sottosegretario Bitonci è un segnale importante, ma è urgente che ora si passi dalle parole ai fatti». Il dossier è consultabile per esteso a questo link: https://www.confesercenti.it/wp-content/uploads/2023/06/Anva-DEF.pdf “Mercati appesi a un filo”, i dati di Anva Confesercenti Le imprese che spariscono. Il calo riguarda tutti i settori merceologici: particolarmente rilevanti i crolli delle imprese ambulanti di prodotti alimentari e bevande, che calano del -4,7%, per una riduzione totale di oltre 1.500 attività. Ancora peggio fa il commercio di prodotti tessili: una tipologia un tempo centrale nei mercatini – che erano un vero e proprio “centro di trasmissione” della moda – e che invece negli ultimi due anni perde oltre 6.200 imprese (-9,4%). Giù anche gli operatori di arredamenti per giardino, tappeti, casalinghi e piccoli elettrodomestici/materiale elettrico (-6,7%) e le attività che commerciano altri prodotti (-4mila imprese). Le uniche attività del commercio pubblico in controtendenza sono quelle di ristorazione ambulante che in questi due anni mettono a segno una crescita del +13,2%. Crollo delle aperture. La riduzione delle imprese del commercio ambulante è dovuta non solo all’aumento delle chiusure, ma anche al rallentamento delle nuove aperture. Nel 2022 queste sono state solo 4.088 e nel 2021 solo 6.009. Numeri lontanissimi dai livelli del 2012 (13.962 aperture) e dei primi anni del decennio passato (nel 2015 erano state 15.076). Particolarmente preoccupante è la tendenza discendente con un calo del -32% tra 2021 e 2022. Se il trend degli ultimi due anni si mantenesse inalterato, già nel 2025 non ci sarebbero più nuove iscrizioni. L’opinione dei consumatori. Negli ultimi 12 mesi, il 36% degli intervistati – pari a oltre 13 milioni di italiani – ha fatto la spesa presso un mercato giornaliero, mentre il 79% – circa 28,7 milioni – ha acquistato presso un mercatino settimanale. Un totale di 40 milioni di clienti. Meno di un italiano su dieci – il 9% – dichiara infatti di non aver usufruito dei servizi del commercio su aree pubbliche. Il 32% frequenta i mercati ogni settimana ed il 9% due o più volte ogni sette giorni. Il 23% due volte al mese, e il 15% una volta al mese. E solo il 21% compra dalle imprese del commercio su aree pubbliche meno di sei volte l’anno. Insomma, calano gli operatori ma la volontà dei consumatori di acquistare e frequentare i mercati resta alta. A spingere verso i mercati ed i mercatini italiani è la percezione di trovare offerte favorevoli (82% degli intervistati). Un fattore che, in un’epoca di alta inflazione, è ancora più sentito. Forte è anche la sensazione che i prodotti siano di qualità maggiore (64%). Tra i pregi dei banchi, anche la varietà di scelta, qualità condivisa molto o abbastanza dall’87% degli intervistati, e l’esperienza dello shopping tra i banchi (88%).   Maurizio Innocenti, presidente di Anva Confesercenti nazionale«I dati che abbiamo presentato sono allarmanti e rassicuranti allo stesso tempo. Rassicuranti perché gli italiani amano ancora mercati e mercatini, dove trovano servizio e anche convenienza. Allarmano, invece, i segnali di cedimento della rete del commercio su aree pubbliche, a partire dalle tante imprese sparite. Un fenomeno – spiega il presidente di Anva Confesercenti Maurizio Innocenti – dovuto a diversi fattori: innanzitutto lo shock della pandemia, che però si è sommato alle fragilità preesistenti causate dall’incertezza di natura normativa. Un nodo che da oltre 10 anni non è mai stato sciolto: il recepimento della direttiva Bolkestein è del 2010 e ad oggi, 2023, aspettiamo una soluzione che dovrebbe arrivare con il DDL Concorrenza. L’inclusione dei mercati nel Made In Italy, per cui il Sottosegretario Bitonci si è prodigato, ci lascia sperare in una ripartenza degli investimenti nelle strutture e sulla sicurezza. Il nostro auspicio è di avere, ora, un quadro di certezze che possa dare avvio al

Consumi, indagine di Confesercenti

Consumi, indagine di Confesercenti: boom di spese obbligate e giù risparmio, così pandemia e inflazione hanno stravolto bilanci e consumi delle famiglie Antonio Terzi: “Negozi di vicinato e oculatezza nelle spese la chiave per mitigare l’impatto della crisi” Nel 2023 i consumatori spenderanno per abitazione e bollette oltre 400 euro al mese in più rispetto al 2019 (arrivando a 1.300 euro al mese con un +45,5%), trovandosi così a dover tagliare il budget sulle altre voci e bruciando altri 6,5 miliardi di risparmi nel corso dell’anno. È quanto emerge dall’analisi condotta da Confesercenti Nazionale sulla spesa, i redditi e il risparmio delle famiglie negli ultimi quattro anni. Dati non confortanti, come anche quelli sulla liquidità checonfermano questa erosione, con un ammontare dei depositi bancari ridotto di 11 miliardi. Antonio Terzi, presidente Confesercenti Bergamo: «Il quadro che ci consegna questa ricerca è estremamente preoccupante, anche in regioni come la nostra a tenore di vita  più alto rispetto alla media nazionale. L’impatto dell’inflazione, in larga parte provocata dalle spese energetiche, e la contestuale stabilità dei salari comprimono in vincoli molto stringenti la spesa delle famiglie e di conseguenza il fatturato dei nostri esercizi. In questo contesto, ancora più accentuato dall’erosione dei risparmi, è fondamentale per i consumatori un’oculatezza negli acquisti che vada al di là delle percezioni o di tendenze di massa che si danno troppo spesso per scontate. Pertanto, la riscoperta del negozio di prossimità, che quasi sempre riesce ad ammortizzare meglio costi aziendali crescenti senza trasferirli sui prezzi, insieme ad acquisti mirati effettuati secondo le reali necessità diventano con ogni probabilità la ricetta per mitigare questo impatto». L’indagine di Confesercenti, tutti i dati Spesa media e inflazione. Complessivamente quest’anno le famiglie italiane spenderanno in media 2.846 euro al mese, 286 euro in più rispetto all’ultimo anno prima della pandemia (2.560 euro). Una crescita, però, non dovuta all’aumento dei consumi, ma interamente all’inflazione energetica: riportando la spesa mensile familiare in valori reali – cioè al netto dell’inflazione – questa resta infatti a 2.443 euro al mese, 50 in meno rispetto al 2019. Si spende dunque di più acquistando di meno. Giù il risparmio. Un magro risultato, che oltretutto potrà essere ottenuto solo attraverso un ulteriore sacrificio da parte delle famiglie, che valutiamo dovranno bruciare altri 6,5 miliardi di risparmi nel corso del 2023 per sostenere i propri livelli di consumo. I dati sulla liquidità detenuta dalle famiglie presso il sistema bancario confermano d’altronde questa erosione, con un ammontare dei depositi che nella media del primo trimestre 2023 si è ridotto di 11 miliardi rispetto allo stesso periodo 2022.  Metà del bilancio in spese obbligate. A crescere, in questi quattro anni, sono state soprattutto le spese per l’abitazione e per le utenze, che più hanno risentito degli aumenti di energia e gas. Nel 2019 le famiglie spendevano per questa voce in media 896 euro al mese, il 35% del budget mensile; oggi l’esborso è arrivato a 1.304 euro, occupando quasi la metà (il 45,8%) del bilancio familiare. …e gli altri consumi calano. La stangata degli energetici, inevitabilmente, ha tagliato lo spazio per gli altri consumi. Nel 2023 le famiglie spenderanno in media circa 210 euro in meno all’anno per l’abbigliamento, 384 euro in meno per i trasporti, -374 l’anno per spettacoli e cultura, e 321 euro l’anno in meno per servizi ricettivi e ristorazione. Le uniche voci di spesa a non restringersi sono quella per i prodotti alimentari e le bevande (+339 euro l’anno) e marginalmente quella relativa a mobili e altri servizi per la casa (+39 euro annui, circa 3 euro al mese). Le differenze tra le regioni. Una distribuzione con forti scostamenti territoriali, con le spese per Abitazione inferiori al 40% del totale dei consumi in Basilicata, Calabria e Sicilia e superiori invece al 51% nel Lazio. In termini assoluti, la spesa per Abitazioni aumenterà solo nel corso del 2023 di circa 2mila euro a famiglie nel Trentino-Alto Adige e nel Lazio, di un ammontare compreso fra 1.700 e 1.900 euro in Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana, di oltre 1.600 euro in Valle d’Aosta, Liguria, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, per restare compresa nelle altre Regioni fra i 1.400 euro dell’Abruzzo e i 1.000 euro della Calabria. Con riferimento alla spesa Alimentare, questa conserverebbe una particolare rilevanza nelle regioni meridionali, risultando pari o superiore al 20% in Molise, Puglia, Basilicata, Sicilia e collocandosi al di sopra del 25% in Calabria. Ciò a fronte di spese per Spettacoli e cultura e per Alberghi e ristoranti significativamente sotto la media nazionale. Un’Italia a due velocità. Complessivamente, nelle province autonome di Trento e Bolzano si registra la spesa media familiare più alta, pari a 3.450 euro mensili. In generale, il centro nord domina la classifica: tra le 8 regioni con una spesa mensile media superiore a quella nazionale (2.846 euro) ci sono infatti anche Lombardia (3.388 euro), Lazio (3.225 euro), Valle d’Aosta (3.152 euro), Emilia-Romagna (3.104 euro), Toscana (3.064 euro), Friuli-Venezia Giulia (poco più di 3mila euro) e Veneto (2.983 euro). Tutte le regioni sonno sotto la media nazionale, con Sicilia (2.282 euro), Calabria (2.186 euro) e Puglia (2.118 euro al mese) a chiudere la classifica. Spesa media mensile famiglie, val. nominali, confronto 2019-2023 per voci di spesa   2019 2023 Var. 23/19 euro quota euro quota var.% Prod. alimentari e bevande analcoliche 464 18,1 493 17,3 +6,1 Bevande alcoliche e tabacchi 46 1,8 42 1,5 -9,7 Abbigliamento e calzature 115 4,5 97 3,4 -15,2 Abitazione, acqua elettricità etc. 896 35,0 1304 45,8 +45,5 Mobili, articoli e servizi per la casa 110 4,3 113 4,0 +3,0 Servizi sanitari e spese per la salute 118 4,6 112 3,9 -5,5 Trasporti 288 11,3 256 9,0 -11,1 Comunicazioni 59 2,3 48 1,7 -19,7 Ricreazione, spettacoli e cultura 127 5,0 96 3,4 -24,6 Istruzione 16 0,6 13 0,5 -17,3 Servizi ricettivi e ristorazione 130 5,1 103 3,6 -20,6 Altri beni e servizi 190 7,4 169 5,9 -11,0 TOTALE 2560 100,0 2846 100,0 11,2 Confronto 2023 su 2019 per voce di spesa, base annuale Var. 23/19 Prodotti alimentari e bevande

Mercato Europeo di Lecco

11^ edizione per il Mercato Europeo che torna sul lungolago di Lecco dal 12 al 14 maggio. Una ricca offerta gastronomica e non solo, tanti prodotti e curiosità da tutta Europa, per la manifestazione organizzata da Promozioni Confesercenti. Più di 60 espositori sono attesi a Lecco nel fine settimana del 12-14 maggio, per un appuntamento particolarmente gradito da residenti e turisti. Ad animare il lungolago saranno street fooder da tutto il mondo, con i loro piatti tipici da Spagna, Brasile, Messico, Grecia, India e Germania. Tra le novità di questa edizione si contano lo stand di birra scozzese, le tovaglie provenzali e non mancheranno prelibatezze regionali come i panzerotti pugliesi. A solleticare il gusto del pubblico non ci saranno solo i prodotti della gastronomia internazionale. Come da tradizione, infatti, il mercato si arricchisce delle creazioni degli artigiani della pelle e dell’oreficeria, oltre che proposte d’abbigliamento, giocattoli e articoli per la cura della persona, prodotti che vanno a comporre la ricca offerta di questo tradizionale appuntamento. Il taglio del nastro è previsto per venerdì 12 maggio alle ore 12.00 alla presenza delle autorità. A seguire la manifestazione resterà aperta con orario continuato dalle 10.00 alle 24.00 sia venerdì che sabato, mentre domenica il mercato chiuderà alle 22.00. La stampa è invitata all’inaugurazione. Giovanni Cattaneo assessore all’attrattività territoriale di Lecco: «Si rinnova la collaborazione con Confesercenti per la realizzazione del Mercato Europeo: si anima così il lungolago di Lecco e si portano in città tanti curiosi alla ricerca di un ricordo da portare a casa o di un assaggio enogastronomico. Un mix di colori e sapori che fa bene alla città, quest’anno ancora più inserito nella programmazione degli eventi essendo punto di incontro anche con la manifestazione sportiva Ultra Trail del Lago di Como, che arriverà in prossimità degli espositori del mercato così da sottolineare ancora una volta la vocazione outdoor di Lecco e le potenzialità della collaborazione tra le diverse associazioni per rendere più attrattiva la nostra città.» Cesare Rossi vicedirettore di Confesercenti Bergamo: «Siamo molto contenti di annunciare questa 11^ edizione del nostro Mercato Europeo di Lecco in programma sullo splendido lungolago della città. Ancor più attesa perchè sarà la prima edizione senza lo spettro della pandemia. Ora abbiamo ancora più voglia di accendere i motori e i fornelli delle nostre attività, imprese che arrivano da tutta Europa e non solo, pronte per abbracciare i lecchesi e tutti i turisti in arrivo in riva al lago. Se il meteo ci assisterà ci aspettiamo 30.000 visitatori nei 3 giorni e siamo ben lieti di continuare la preziosa collaborazione con l’Amministrazione di Lecco per offrire un centro cittadino accogliente, vissuto, colorato, e sicuro. Il Mercato Europeo di Lecco è una delle tappe più importanti dell’attività di Promozioni Confesercenti, per i numeri e per l’importanza che si è guadagnato in questi più di 10 anni di collaborazione e il nostro obiettivo resta quello di creare una sinergia virtuosa con la rete commerciale e ricettiva della città di Lecco, in pieno spirito costruttivo. Gli eventi di qualità, infatti, portano flussi nuovi e ricadute positive per tutti.» Astrid Serughetti Ufficio Stampa Confesercenti BergamoMobile +39.347.7573624 Paola ColombelliUfficio Stampa Confesercenti BergamoMobile +39.333.2931776ufficiostampa@conf.bg.itconfesercenti.bergamo.it

Confesercenti: più di 10 mila piccole imprese rischiano la chiusura nei prossimi tre anni. A Bergamo, nel 2021 cessate 61 attività nel settore alimentare. 

Secondo il “Report sulla chiusura degli esercizi di vicinato” più di 10 mila piccoli negozi in tutta Italia chiuderanno da qui al 2025 e gli effetti non sono da ritrovarsi solo nelle conseguenze della pandemia. A riportarlo è una ricerca condotta su scala nazionale da Federconsumatori, in collaborazione con Confesercenti e aggiornata a giugno 2021. Secondo lo studio effettuato la categoria in cui si prevede il maggior numero di cessazioni rimane quella relativa al commercio al dettaglio di carni e prodotti di carne. Saranno infatti 7.309 le macellerie e affini costrette alla chiusura nei prossimi anni. L’allarme, però riguarda anche le categorie relative al commercio al dettaglio di beni primari quali il pane, la frutta e la verdura, nei quali si prevedono, rispettivamente, 266 e 894 chiusure al 2025. In totale 10.503 attività che spesso, trattandosi di esercizi a conduzione familiare, corrispondono alla perdita dell’unica fonte di reddito di intere famiglie. Considerando le variabili che possono intervenire nelle dinamiche del commercio al dettaglio e nel settore dei consumi, la ricerca stima che nel 2025 la riduzione degli esercizi commerciali di piccole dimensioni oscillerà tra il -6,9% e il -8,4%. A Bergamo e provincia, secondo i dati della Camera di Commercio, da gennaio a dicembre 2021, le chiusure annuali di negozi di prodotti alimentari, bevande e tabacco sono state 61 su 1.269 attività, dato che si aggiunge al già esiguo rapporto fra negozi alimentari di vicinato e numero di abitanti in tutta la provincia. L’attenzione, dunque, è massima, perché la ricerca nazionale mostra una tendenza ben evidente e irreversibile già prima dell’inizio della pandemia e una profonda difficoltà del mondo delle botteghe e dei piccoli piccoli commercianti e artigiani. Da settembre 2009 a settembre 2019, in Italia, sono state circa 208.000 le botteghe artigiane e i piccoli negozi che hanno chiuso i battenti, portando alla perdita del posto di lavoro per oltre 520.000 addetti. Ad essere maggiormente penalizzati sono alcune tipologie di negozio che risultano di vitale importanza per l’acquisto di beni di prima necessità come pane, prodotti di pasticceria freschi, frutta e verdura e carni.  2025 Numero totale di esercizi per cui si prevede la chiusura (operanti nelle tipologie commerciali esaminate) 10.503 di cui:  Carni e prodotti a base di carne 7.309 Frutta e verdura 894 Pane, torte, dolciumi e confetteria 266 FIESA-CONFESERCENTI | FEDERCONSUMATORI  Esaminando solo il periodo pandemico, invece, l’Istat, rileva che la prospettiva di chiusura per le imprese è determinata dall’elevata caduta di fatturato (oltre il 50% in meno sul 2019) che ha riguardato il 74% delle imprese e dal lockdown (59,7% delle imprese). I vincoli di liquidità (62,6% delle unità a rischio chiusura) e la contrazione della domanda (54,4%) costituiscono i principali motivi, i vincoli di approvvigionamento lato offerta sono un vincolo più contenuto (23%).  Mario Rossoni, titolare dell’omonima macelleria a Verdello, è presidente del Gruppo Italiano Carni Equine Fiesa Confesercenti e membro di giunta Fiesa: «Recentemente abbiamo vissuto una situazione doppiamente drammatica: quella del paese assediato dal virus e la nostra personale dell’azienda. Ora se si vuole far ripartire il sistema delle piccole imprese non occorrono finanziamenti o altro, serve una riforma fiscale che tagli oneri e burocrazia». Antonio Terzi, presidente di Confesercenti Bergamo: «Siamo molto preoccupati, anche se non sorpresi, dalle prospettive indicate da questa ricerca. Il commercio è investito da una “tempesta perfetta”, nella quale alla pandemia si aggiunge anche l’esplosione dei costi energetici e burocratici. Ma il tratto principale di questa crisi risiede in scelte politiche datate che vanno riviste al più presto, coinvolgendo anche i consumatori e le loro rappresentanze. È virtuoso un sistema che, spingendo verso una concorrenza senza regole e senza controllo, provoca solo chiusure, desertificazione, crisi dei nuclei familiari degli imprenditori che chiudono e impossibilità per i cittadini di avere servizi essenziali a portata di mano?» Paola ColombelliUfficio Stampa Confesercenti BergamoMobile +39.333.2931776 Astrid Serughetti Ufficio Stampa Confesercenti BergamoMobile +39.347.7573624ufficiostampa@conf.bg.itconfesercenti.bergamo.it

Covid: omicron e aumenti dei costi energetici riportano la ripresa indietro di sei mesi, a rischio 6,4 miliardi di euro di consumi.

Omicron e corsa delle bollette portano indietro di sei mesi le lancette della ripresa. Il nuovo rallentamento innescato dalla quarta ondata e dall’aumento dei prezzi dei beni energetici potrebbe mette a rischio, nel solo primo trimestre del 2022, circa 6,4 miliardi di euro di spesa: una stangata che riprecipiterebbe i consumi ai livelli del secondo trimestre dello scorso anno, cancellando di fatto tutta la ripresa maturata nella seconda parte del 2021 e spostando dalla fine del 2023 all’inizio del 2024 il recupero dei livelli pre-pandemici.  «Il rallentamento innescato da questa nuova ondata pandemica sta modificando la traiettoria della ripresa, mettendo a rischio il recupero faticosamente conquistato negli ultimi sei mesi dello scorso anno – commenta il presidente di Confesercenti Bergamo Antonio Terzi, – Anche a Bergamo le piccole e medie imprese del commercio, della ristorazione e del turismo sono di fronte ad un momento delicato: da un lato si sconta un fisiologico calo dopo le festività, dall’altra cominciano ad emergere segnali di preoccupazione per il diffondersi dei contagi. Un quadro ancor più complicato a causa delle dinamiche dei prezzi alla produzione che, a cascata, si ripercuotono sulla sostenibilità di molti modelli di business».  A mettere a rischio i consumi è in primo luogo il combinato disposto dell’aumento dello smartworking e della frenata del turismo, che potrebbe portare a 3,1 miliardi di euro di minori introiti nel trimestre per la mancanza dei viaggiatori stranieri e per i mancati consumi dei lavoratori nei pubblici esercizi. Un colpo che potrebbe mettere a rischio nel turismo e nella somministrazione 35mila attività e 200mila lavoratori.   Ma l’effetto della quarta ondata si sente anche nel mercato domestico: 1,7 miliardi di euro di consumi in meno nel trimestre sarebbero causati, infatti, dalle restrizioni amministrative e dall’aumento dello smartworking, ma anche direttamente dall’incremento dei malati, delle quarantene e delle persone in isolamento. Un “lockdown selettivo” che riguarda attualmente 2,2 milioni di persone e che ha come conseguenza anche la riduzione delle ore lavorate, con un forte impatto sull’organizzazione delle imprese: molte, soprattutto tra quelle meno strutturate, sono costrette a rimanere chiuse o ad orario ridotto per assenza di personale. Ma pesano anche il clima di incertezza e la paura del virus, che potrebbero far mancare altri 600 milioni di euro di consumi in tre mesi, e la corsa di carburanti, gas ed energia elettrica, che potrebbe costare un miliardo di euro nello stesso periodo.   «Occorre insistere con la campagna vaccinale per salvaguardare salute ed economia – continua Terzi, – oltre che riconsiderare alcuni interventi pubblici, da modellare sulla nuova fase che stiamo vivendo: dal rinnovo delle moratorie sul credito e degli ammortizzatori Covid per i dipendenti delle attività colpite. Ma anche immaginando sostegni alle attività costrette a chiudere temporaneamente per motivi sanitari e a tutte quelle che dovranno sostenere nuovi investimenti per la gestione degli accessi della clientela ai punti vendita».  Paola Colombelli Ufficio Stampa Confesercenti BergamoMobile +39.333.2931776 Astrid Serughetti Ufficio Stampa Confesercenti BergamoMobile +39.347.7573624ufficiostampa@conf.bg.itconfesercenti.bergamo.it

“Ogni mattina”, il video Confesercenti Bergamo

I volti di alcuni nostri associati e degli uomini e donne di Confesercenti sono i protagonisti di una storia di impegno e passione quotidiana.

Un nuovo sito, più completo e dinamico

È on line il nuovo sito Confesercenti Bergamo, un portale a servizio delle piccole e medie imprese del commercio, del turismo e dei servizi del territorio.

Mercatanti in Fiera, la 19 edizione dal 14 ottobre

Cento bancarelle da tutta Europa tornano ad arricchire Bergamo col gusto e le specialità gastronomiche internazionali e italiane.

Dal 15 ottobre green pass obbligatorio per tutti i lavoratori

È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il provvedimento che introduce misure urgenti per lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante l’estensione della certificazione verde Covid 19.

Antonio Terzi è il nuovo presidente di Confesercenti Bergamo

Antonio Terzi è il nuovo presidente di Confesercenti Bergamo, l’associazione dedicata alle piccole e medie imprese del commercio, del turismo e dei servizi che quest’anno celebra il 50° della sua fondazione sia a livello locale che nazionale.